Non solo per le elezioni. E non solo per supportare uno schieramento. Ogni volta che c'è un argomento molto discusso e potenzialmente divisivo, account e bot riconducibili alla Russia si attivano su Twitter. È successo anche con la recente strage di Parkland, in Florida.
L'Alliance for Securing Democracy, un gruppo che sostiene di tracciare le attività russe sul sito di microblogging, ha rilevato un intervento massiccio dei troll. Nelle ore successive alla sparatoria, che ha causato 17 morti e rilanciato la discussione sulla detenzione di armi negli Stati Uniti, gli hashtag con la maggiore crescita tra i profili legati alla Russia sono stati #guncontrol e #gunreformnow.
Ma tra i dieci ad aver registrato il più forte incremento ci sono anche #nikolascruz (il nome del ragazzo che ha sparato), #floridaschoolshooting e #parklandshooting.
Come sottolinea l'Alliance for Securing Democracy, non si tratta necessariamente di contenuti creati dagli utenti o dal governo russi. Anzi, quasi mai lo sono: i profili sospetti si limitano a intervenire sull'argomento in modo generico o a rilanciare i post. Gli hashtag usati sono spesso trasversali: vanno dai più generici a i più controversi (#guncontrol e #gunreformnow invocano nuove leggi sulla detenzione di armi negli Stati Uniti).
Come già dimostrato in altre circostanze (voto americano compreso) quindi, l'azione di bot e troll che si presume siano legati a Mosca non è tanto parteggiare per un singolo schieramento quanto intervenire su argomenti divisivi per destabilizzare e acuire i conflitti interni.