La scorsa settimana, per esempio, c’erano Bleeding Steel, il film del 2017 con Jackie Chan, o il più datato Io, me & Irene, la commedia di inizio millennio targata Jim Carrey. Ma anche serie tv come Arrow e The Big Bang Theory, o intere partite di calcio internazionale come la recente vittoria della Juventus a Londra contro il Tottenham. E ancora documentari, musica, trailer, manga e tantissimi altri contenuti, per un totale di 1 terabyte. Cioè 1024 gigabyte: in altre parole l’equivalente della memoria fisica di un pc di alto livello. Questo enorme contenitore di materiale digitalizzato si chiama El Paquete, è made in Cuba e rappresenta la soluzione del paese caraibico alla scarsissima diffusione di internet e dei suoi contenuti.
Due dollari a settimana
El Paquete – in italiano “Il Pacchetto” - è nato a metà anni duemila. Non è un servizio di streaming ma ci assomiglia. Nel senso che non passa attraverso la rete, ma di mano in mano, su hard disk e supporti fisici. Eppure assomiglia ai principali meccanismi che diffondono contenuti di intrattenimento, come potrebbero essere Netflix o i canali che trasmettono eventi o programmi televisivi. Quartz ha riassunto il suo funzionamento: alla fine della settimana i suoi creatori - alcuni dei quali noti ma non è chiaro quanti siano in totale - producono una lista di file che verranno caricati sull’hard disk. “Sono tra 15 mila e 180 mila, per un totale di 1 terabyte, di dubbia provenienza: probabilmente è un mix di contenuti che arrivano da accessi illeciti a internet, da antenne satellitari segrete e da hard disk e chiavette usb di contrabbando dall'estero”. Il materiale, una volta arrivato a Cuba, in particolare nella sua capitale Havana che funge da centro di questo mercato, viene distribuito da grossisti:
“Spesso sono nel retro di negozi che si occupano di riparazione di telefonia o che vendono dvd”. Da lì prende il via la copia dei contenuti che si moltiplicano sempre di più: “l’ultimo anello del commercio sono i corrieri di Paquete” che portano a casa degli ‘abbonati’ i file. Il prezzo per una settimana di intrattenimento internazionale? Tre dollari per entrarne in possesso il lunedì, prezzo che si dimezza se l’acquisto viene effettuato a metà settimana. Se la cifra vi sembra bassa, però, considerate che uno stipendio mensile medio a Cuba si aggira intorno ai venti dollari. In ogni caso rimane l’unica alternativa economicamente sostenibili per i cittadini: la connessione a internet ha un costo inavvicinabile, due dollari per ogni ora di navigazione con il wifi pubblico, senza considerare che la banda larga serve appena lo 0.007% della popolazione.
“Bloccarlo sarebbe come togliere l’acqua ai cubani”
Non si sa di preciso quante siano le persone che lavorano per caricare i contenuti su Paquete, ma di certo c’è Elio Hector Lopez, un ex studente di ingegneria. In una intervista all’emittente statunitense Nbc, Lopez aveva spiegato che “inizialmente l’avevamo immaginato come un modo per guadagnare; poi, una volta penetrati in tutto il paese, abbiamo cominciato a vederla più come una responsabilità”.
“Non ho idea di che cosa potrebbe succedere se domani El Paquete scomparisse. Per i cubani è come l’acqua”. Il rischio, in ogni caso, non sembra così prossimo. “C’è una sorta di accordo per il quale El Paquete non mette a disposizione contenuti critici nei confronti del governo, né propaganda o pornografia, e in cambio lo Stato chiude un occhio”, ha spiegato uno dei grossisti al sito Cubanet. E nel pacchetto settimanale viaggia anche un po’ di pubblicità a pagamento. In un rapporto dell’agosto 2016, Share Foundation spiegava che “vi sono diverse forme di pubblicità: mandando un sms a un certo numero, il contenuto finirà nella cartella annunci”. Oltre a questo, “un pdf di 199 pagine contiene link a siti internet che vendono prodotti, così che gli utenti del pacchetto abbiano anche un catalogo dove sbirciare a scarpe, zaini e cinture”, conclude Quartz.