"Giulio Regeni è stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani, o da gruppi affiliati. Questo è un fatto di cui il governo americano è assolutamente sicuro, e ne possiede le prove. Vista la stretta collaborazione tra i nostri apparati di intelligence e i vostri, sarei molto sorpreso se non avessimo informato i colleghi italiani di quanto sapevamo".
Un ordine venuto dall'alto
"La nostra fonte sostiene che l’ordine di colpire Regeni 'era venuto dall’alto'. Non pensa che il presidente al Sisi avesse chiesto il suo omicidio, ma aveva espresso con chiarezza la volontà di dare un esempio agli stranieri. A quel punto 'i gorilla dei servizi di sicurezza hanno preso in mano la situazione, facendola sfuggire a qualunque controllo'. Hanno spinto l’esempio oltre la stessa volontà di al Sisi, torturando e uccidendo il ricercatore italiano. Una volta scoppiato lo scandalo, però, le massime autorità egiziane hanno deciso di gestire la crisi negando tutto, invece di fare chiarezza e punire i colpevoli".
Guerra interna ai servizi egiziani?
Ancora dalla Stampa: "Una seconda fonte del settore d’intelligence è convinta che Regeni sia stato vittima di una 'turf war' fra gli apparati egiziani, in sostanza una guerra interna tra i vari servizi di sicurezza. In questo quadro, la morte di Giulio è stata usata da qualcuno per 'scoring points', cioè segnare punti a danno dei suoi avversari. Al Sisi voleva dare una lezione, e l’arresto del ricercatore italiano rientrava in questo obiettivo. Invece il suo omicidio, e poi l’abbandono del cadavere in strada allo scopo evidente di farlo ritrovare, sono serviti ai responsabili per rendere pubblica la sua tragedia e farne ricadere la colpa sui rivali". Leggi qui l'articolo integrale.