Un addio a metà per colui è che stato il "padre-presidente" del Kazakistan, l'autocrate più longevo tra quelli usciti dal crollo dell'Unione sovietica. Sono arrivate a sorpresa e senza una motivazione esplicita le dimissioni di Nursultan Nazarbayev, presidente del Kazakistan dal 1991.
Con un discorso televisivo rivolto al "popolo kazako", il capo di Stato uscente, 78 anni, ha passato le consegne ad interim ad un suo fedelissimo - l'attuale presidente del Senato ed ex premier Kasym Zhomart Tokayev - che guiderà il Paese fino alla fine del mandato che scade nel marzo dell'anno prossimo.
È da oltre trent'anni, prim'ancora della collasso del blocco sovietico, che Nazarbayev è l'uomo forte del Paese: dal 1984 primo ministro di quella che per estensione era la seconda repubblica sovietica, poi segretario del Partito comunista kazako a partire dal 1989 e infine, senza soluzione di continuità, presidente del Kazakistan, in contemporanea con la dichiarazione d'indipendenza.
C'è chi la dice così: fino ad oggi, Nazarbayev e il Kazakistan sono stati una sola cosa. Una sorta di "modernizzatore" autoritario. Se da una parte gli viene riconosciuto di esser stato capace di garantire pace e stabilità tra le diverse etnie del gigante centrasiatico - cosa non scontata in un Paese a maggioranza musulmana ma con una significativa minoranza russa - dall'altro viene accusato di aver sostanzialmente strangolato le opposizioni: il Kazakistan, a trent'anni dalla fine dell'Urss, è ancora uno Stato mono-partitico, e le cose non promettono di cambiare adesso.
Cosa cambierà in Kazakistan
Questo anche perché la sua figura rimarrà centrale nelle stanze del potere. Come ha spiegato lui stesso, rimarrà a capo del Consiglio di sicurezza nazionale nonché leader unico del partito, il Nur Otan. È però un fatto che le dimissioni arrivino in uno dei rari momenti di aperta critica al regime nella storia del Paese: sono le donne kazake ad essere scese in piazza per manifestare a favore di maggiori sostegni alle famiglie e migliori condizioni abitative. Un sintomo, in realtà, di una crescita economica che negli ultimi anni ha subito numerose battute d'arresto, figlia del crollo del prezzo del petrolio nel 2014.
Una crisi che, poche settimane fa, lo ha spinto a "licenziare" il governo, accusato di non esser stato capace di migliorare gli standard di vita e di non esser riuscito a rendere il Paese un pò più indipendente dal petrolio e dal gas. È comunque stato Nazarbayev a trasformare negli anni il Kazakistan in una potenza energetica. Una posizione peculiare, la sua, garantita dalla capacità di tenere in piedi un equilibro geopolitico e strategico invidiabile: da una parte l'alleanza con la Russia di Vladimir Putin, dall'altra la continua mediazione, anche economica, con la Cina, e questo senza perdere mai di vista il dialogo con l'Occidente.
Uno stile che gli ha permesso di offrire il Kazakistan come Paese ospitante per i negoziati sulla crisi ucraina, quelli sull'Iran e per i colloqui internazionali sulla Siria. Un'attitudine che ha spinto Putin a definire Nazarbayev il leader "più prudente" dell'area post-sovietica, mentre Tony Blair, che ha fatto da consulente a contratto per Astana, nel 2012 non esitò a parlare della "sottigliezza" del presidente kazako.
Breve storia di Nazarbayev
Nato 78 anni fa, Nazarbayev passerà alla storia come l'uomo che ha creato la nuova e futuribile capitale del Paese, Astana, trasformata da una sonnecchiante città di provincia in una luccicante metropoli con edifici ultramoderni progettati da architetti di fama mondiale, simbolo di un potere che promette di andare ben oltre il nuovo millennio.
Eppure il suo potere affonda le sue radici letteralmente in un altro mondo: figlio di un pastore, poi respinto come studente di chimica ma con studi di ingegneria alle spalle, Nursultan riuscì a scalare tutte le tappe della nomenklatura del partito comunista kazako, prima di diventare presidente di un nuovo Stato indipendente subito dopo il tracollo dell'impero sovietico.
Dopodiché ha consolidato il suo potere, con tre elezioni nel 1999, nel 2005, nel 2011 e nel 2015: per capirsi, all'ultimo passaggio elettorale, il presidente ha messo insieme il 97% dei consensi. Ubiquo in televisione e in ogni stazione radio, Nazarbayev è stato insignito del titolo onorifico di "Padre della nazione". E per quanto potesse sembrare impensabile, prima della sua riconferma del 2015 il presidente accennò alla possibilità di dimettersi: "Ma ho ricevuto migliaia di lettere di persone che mi hanno chiesto di andare avanti". Così ha fatto.
Fino ad oggi. "Ho preso una decisione difficile", ha detto nel suo discorso televisivo. "Vedo il mio futuro come quello di colui che assicura l'arrivo al potere di una nuova generazione di leader che continueranno le trasformazioni avviate. Vi servirò fino alla fine dei miei giorni", ha promesso, rivolto al "suo" popolo. Per concludere: "Dalle rovine dell'Urss siamo stati capaci di costruire uno Stato dotato di una moderno economia di mercato. Abbiamo messo il Kazakistan su una mappa, dove uno Stato del genere non c'era mai stato".