Lavorare di meno significa aver più tempo libero e, probabilmente, essere più felici, ma non solo. Un orario ridotto in ufficio migliora anche le performance sul posto di lavoro. Mentre l’Italia litiga sul decreto Dignità, dall’altra parte del mondo un’azienda sperimenta la settimana breve, anzi brevissima: quattro giorni di lavoro, oltretutto pagati come se fossero cinque.
Succede in Nuova Zelanda dove la Perpetual Guardian, una società che si occupa di pianificazione patrimoniale, ha offerto questa possibilità ai suoi duecento e quaranta dipendenti. L’esperimento, durato sei settimane tra l’inizio di marzo e metà aprile, ha avuto esiti sorprendenti.
Meno stress e più impegno, senza peggiorare la produzione
A monitorare i risultati dell’esperimento, che il fondatore di Perpetual Guardian Andrew Barnes ha già fatto sapere di voler replicare, sono stati due team di ricerca. Il primo, guidato da Helen Delaney dell’Università di economia di Auckland, ha rivelato un “generale miglioramento dei comportamenti, delle relazioni e dell’ambiente di lavoro”.
In particolare sono cambiate alcune abitudini degli impiegati, spinti a “trovare modi innovativi per lavorare in maniera più produttiva” e quindi a usare i sistemi di comunicazione offerti dalla tecnologia per comunicare in modo più efficiente con colleghi e clienti. Non solo: “più concentrati e presenti”, così vengono dipinti gli uomini della Perpetual. “Meno tempo perso navigando sul web cercando argomenti non inerenti al lavoro”, e un modo di fare orientato al risultato. Lavorare “a testa bassa”, anche se in alcuni casi ha provocato un senso di pressione per dover finire le proprie mansioni in un tempo ridotto, ha fatto registrare dati incoraggianti sotto ogni punto di vista: l’azienda assicura che la produzione è rimasta uguale a quando si lavorava su cinque giorni, e a migliorare sensibilmente è stato il bilanciamento tra vita privata e in ufficio.
Se nel 2017 un sondaggio interno alla società aveva rivelato che appena il 54% degli impiegati riteneva adeguato il rapporto work-life, cioè il tempo davanti ai computer della società rispetto a quello personale, la settimana di quattro giorni ha fatto crescere il dato fino al 78%. A dirlo, in questo caso, è il report di Jarrod Haar, professore all’Università di tecnologia di Auckland.
“Perché l’ho fatto? Perché è la cosa giusta da fare”
A inizio febbraio il fondatore di Perpetual Guardian Andrew Barnes spiegava il motivo per cui testare la settimana di quattro giorni. “Lo facciamo perché è la cosa giusta da fare – raccontava in una intervista televisiva -. Ci rendiamo conto che è difficile riuscire a bilanciare gli impegni di lavoro con quelli fuori dall’ufficio, e noi vogliamo che i nostri dipendenti vivano al meglio entrambe le situazioni. Ridurre l’orario è la soluzione naturale”.
I benefici, come detto, sono stati evidenti anche sul lavoro: gli indicatori di impegno, stimolo e spirito di leadership sono tutti cresciuti del 18-20%. Il livello di stress, al contrario, è sceso del 7%. Dati incoraggianti che potrebbero presto applicarsi a nuove realtà produttive. In Nuova Zelanda, secondo i dati pubblicati dal governo lo scorso febbraio, il tasso di disoccupazione è 4,5%, il livello più basso da dicembre 2008. Secondo quanto riporta il Guardian, il ministro neozelandese del Lavoro, Iain Lees-Galloway, ha definito i risultati dell’esperimento della Perpetual “molto interessanti” e si è detto desideroso di incoraggiare altre società a replicare il modello o a trovarne di altri ugualmente innovativi.
Nel tempo libero? Chi si prepara alla maratona e chi va allo zoo
“Nelle mie mattinate libere ho in programma di allenarmi per la mia prossima mezza maratona – raccontava Nina all’inizio di marzo, nei primi giorni di esperimento -, di leggere un po’ di quei libri che ho accumulato sulla scrivania e di migliorare un po’ a golf allenandomi nel pomeriggio”.
Più tempo per se stessi e naturalmente per gli affetti. Per Joanna, un’altra dipendente di Perpetual, “una settimana di quattro giorni significa che posso prendermi un giorno per la mia famiglia, uno per gli amici e il terzo per staccare la mente. Sono i tre pilastri fondamentali della vita, dopotutto”. Non sempre, naturalmente, il giorno di riposo in più poteva essere il venerdì o il lunedì. Niente weekend lungo per tutti, insomma, ma avere una pausa a metà settimana, secondo Gail, ha i suoi vantaggi. “Sono potuta andare allo zoo insieme a mia figlia che è venuta a trovarmi dal Regno Unito – ha raccontato -, ed esserci andati a metà settimana ci ha fatto evitare la folla”.