AGI - La prima prova tecnica di disgelo tra Iran e Stati Uniti sembra non essere andata male. Almeno nei toni e stando ai primi commenti arrivati da Teheran: i colloqui di oggi a Muscat sono stati "costruttivi e basati sul rispetto reciproco", hanno riferito dal ministero degli Esteri.
Tanto che alla fine una chiacchierata diretta tra i due arci-nemici c'è stata e che si è concordato un secondo round la settimana prossima. Il cerimoniale è stato elemento chiave del 'tripartito' in Oman. Il ministro degli Esteri iraniano Seyyed Abbas Araghchi e l'inviato speciale americano Steve Witkoff sono arrivati in Muscat in mattinata e sono stati ricevuti separatamente dal padrone di casa, il capo della diplomazia omanita Seyyed Badr al Busaidi.
Entrambi hanno discusso con al Busaidi i termini dei colloqui, senza nascondere i risultati cui ciascuno ambiva. Ma senza eccessive aspettative. L'idea era di iniziare a delineare la cornice generale di un dialogo futuro, per superare anni di reciproche accuse e trovare un terreno comune su cui costruire un processo prevedibilmente lungo e difficile.
L'Iran ha messo in chiaro i suoi di punti fermi: rifiuto di qualsiasi minaccia militare, negoziati solo sul nucleare, diritto dell'Iran all'arricchimento per scopi civili, un percorso chiaro verso un alleggerimento delle sanzioni. E avrebbe anche riproposto la sua vecchia idea di un Medio Oriente de-nuclearizzato, che significherebbe togliere a Israele l'arsenale atomico che mai ha riconosciuto di avere. E ha ribadito che mai andrà a Washington con il cappello in mano, nonostante le voci che a convincere la guida suprema Ali Khamenei ad accettare i colloqui chiesti da Trump sia stato lo spettro di un rovesciamento del suo regime.
E l'ammonimento del presidente Usa che "l'Iran non può avere l'atomica". "La nostra intenzione è di raggiungere un accordo equo e onorevole, da una posizione paritaria", aveva chiarito Araghchi prima dell'inizio dei colloqui Dal canto suo invece Washington insiste che il dialogo, se sarà, dovrà comprendere anche il ruolo regionale dell'Iran e il suo programma missilistico.
Già parlarsi dunque è stato a suo modo un successo. Per oltre due ore e mezza, al Busaidi ha fatto la spola tra le due delegazioni sistemate "in stanze separate", ha tenuto a sottolineare il portavoce del ministro iraniano, Esmaeil Baqaei. Attraverso il ministro, americani e iraniani si sono scambiati le posizioni dei rispettivi governi sul programma nucleare dell'Iran e la revoca delle sanzioni.
Quando è apparso chiaro che tutto il possibile per un primo approccio era stato detto, le due delegazioni si sono apprestate a lasciare la sede dei colloqui. Ed è a quel punto che Witkoff e Araghchi si sono trovati faccia a faccia e hanno parlato direttamente per alcuni minuti, sempre alla presenza di al Busaidi. È la prima volta che esponenti dell'amministrazione americana e del governo iraniano hanno un contatto diretto dall'insediamento di Trump alla Casa Bianca. E a quanto pare non sarà l'ultima.
Casa Bianca, colloqui in Oman un sono passo avanti
I colloqui tra Stati Uniti e Iran in Oman hanno segnato un "passo avanti" tra i due avversari, ha dichiarato la Casa Bianca, descrivendo le discussioni, tra cui quella con l'inviato regionale del presidente Donald Trump, come "positive e costruttive".
"Queste questioni sono molto complesse e la comunicazione diretta di oggi con l'inviato speciale Steven Witkoff ha rappresentato un passo avanti verso il raggiungimento di un risultato reciprocamente vantaggioso", ha dichiarato la Casa Bianca in una nota, aggiungendo che le parti hanno concordato di "incontrarsi di nuovo sabato prossimo".