AGI - Come in guerra. O ai tempi del Covid. In vista dei dazi sui prodotti stranieri, gli americani più avveduti si sono precipitati a fare incetta di tutto quanto prevedevano sarebbe aumentato di prezzo.
È stato il Wall Street Journal a raccontare oggi la corsa all'approvvigionamento in diverse città degli Usa. Fino a mercoledì, spiega il quotidiano, in molti continuavano a pensare che la minaccia di imporre dazi del 10% sui beni esteri fosse solo una tattica di Donald Trump per strappare accordi commerciali ad alleanti e non.
Ma quando il presidente ha annunciato formalmente i balzelli, e ben più alti di quanto si pensasse, gli americani si sono resi conto che l'impatto sarebbe stato imminente e pesante.
Un po' come quando, cinque anni fa, si venne a sapere che Tom Hanks aveva preso il Covid, ha spiegato Peter Atwater, docente di economia al William & Mary. Fu allora che gli Usa si resero conto della portata della pandemia e iniziarono a organizzarsi.
Così è cominciata la corsa a riempire i carrelli. Niente acqua e carta igienica pero' stavolta. Ma abbagliamento sportivo della canadese Lululemon, maglioni dell'inglese House of Sunny, o birra irlandese Guinness. E poi salsa di soja o televisori e lavatrici cinesi, racconta il Wsj.
Ma secondo l'imprenditore Mark Cuban, gli americani dovrebbero far il pieno di un po' di tutto. "Dal dentifricio al sapone, comprate tutto ciò per cui c'è spazio in dispensa prima che le scorte finiscano", ha esortato il miliardario, patron dei Dallas Mavericks, in un post sulla piattaforma social Bluesky subito dopo l'annuncio dei dazi. "Anche se una cosa è prodotta negli Stati Uniti, ne aumenteranno il prezzo e daranno la colpa ai dazi", ha ammonito.