AGI - Hamas ha "risposto in modo positivo" alla proposta egiziana finalizzata a riattivare l'accordo con Israele per un cessate il fuoco e uno scambio di ostaggi. Lo ha dichiarato all'Associated Press un portavoce del movimento palestinese, senza fornire ulteriori dettagli. Un funzionario egiziano ha spiegato che la proposta prevede la restituzione di cinque ostaggi israeliani, in cambio di una tregua di una settimana, dell'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e della liberazione di centinaia di detenuti palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Conferma di Hamas
Un funzionario di Hamas presso l'ufficio del Cairo ha confermato all'agenzia Efe che il suo movimento ha accettato la proposta, "in attesa dell'approvazione di Israele".
In questo ultimo tentativo di ripristinare l'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Gaza, l'Egitto ha avanzato la proposta in base alla quale Hamas "rilascerà vivi cinque prigionieri, tra cui il soldato semplice Edan Alexander", soldato israeliano-americano e ultimo ostaggio americano dei 59 ancora detenuti a Gaza, più della metà dei quali si ritiene siano morti.
In cambio la consegna degli aiuti umanitari interrotta da Israele più di tre settimane fa, verrebbe ripristinata, così come un "cessate il fuoco della durata di alcune settimane, il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi e la fine dei massacri israeliani", ha detto la fonte, senza specificare la durata della tregua.
Secondo una fonte della sicurezza egiziana, il piano del Cairo prevede che Israele inizi ad attuare la seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco già dopo la prima settimana. Gli Stati Uniti e Hamas hanno accettato la proposta, ma Israele non ha ancora risposto.
Reazione di Israele
Tel Aviv, in realtà, sostiene di non aver ricevuto alcuna nuova proposta per il rilascio di ostaggi. Lo ha riferito una fonte dello Stato ebraico al Times of Israel, dopo che dal Cairo un funzionario egiziano ha fatto sapere che Hamas "ha risposto positivamente" a una bozza di intesa. "Non abbiamo sentito parlare di nessuna nuova proposta", ha detto il funzionario israeliano, sottolineando che Tel Aviv sta ancora cercando di convincere Hamas ad accettare la 'proposta Witkoff' sostenuta dagli Usa. Quest'ultima vedrebbe il cessate il fuoco esteso fino al 19 aprile con il rilascio di cinque rapiti vivi in cambio di un gran numero di prigionieri di sicurezza palestinesi. Se il gruppo palestinese non accetta, "continueremo ad aumentare la pressione finché non crolla", ha detto il funzionario.
Video di Hamas
Intanto, Hamas ha diffuso un video che mostra un segno di vita di due ostaggi, il 36enne Elkanah Buhbut e il 24enne Yosef Haim Ohana. Lo ha riferito lo Yedioth Ahronoth, precisando che il filmato sarà pubblicato solo con l'autorizzazione dei parenti. Il filmato, che dura poco più di tre minuti e la cui data esatta di registrazione non può essere verificata, mostra due uomini seduti sul pavimento che parlano in ebraico con un ostaggio nel frattempo liberato, chiedendogli di raccontare le sue esperienze di prigionia per accelerare il loro rilascio.
Uccisione di Hossam Shabat
Lunedì 24 marzo, un reporter di Al Jazeera, Hossam Shabat, accusato dall'Idf di essere un cecchino del Battaglione Beit Hanoun di Hamas, è stato ucciso in un attacco aereo israeliano sul nord di Gaza mentre era a bordo della sua auto. Poco prima i media palestinesi avevano dato notizia dell'uccisione di Mohamad Mansor, reporter del canale Falstin Al-Yom della Jihad islamica, in un altro raid.
Hossam Shabat lavorava per Al Jazeera Mubasher, il servizio di all news in diretta in lingua araba, ha reso noto il canale del Qatar. La sua auto, che recava il marchio della TV e il logo del canale, è stata colpita da un drone nella parte posteriore e il corpo del giornalista è stato sbalzato poco lontano.
Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), Israele aveva accusato Hossam Shabat di essere un membro di Hamas, accusa che il giornalista aveva respinto con fermezza.
Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha denunciato "un nuovo massacro" dopo che il 15 marzo quattro reporter erano stati uccisi in un attacco israeliano a Beit Lahia. Stando al bilancio del sindacato, sono più di 200 i giornalisti e operatori dei media uccisi dall'inizio delle ostilità.