AGI - Dopo la rottura del cessate il fuoco a Gaza e la ripresa della guerra d'Israele contro Hamas nella Striscia, con diverse centinaia di morti palestinesi, vacilla anche la tregua in Libano. Lo Stato ebraico ha lanciato una serie di raid aerei contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Paese dei Cedri, colpendo "decine di lanciarazzi e un centro di comando".
L'attacco è stato ordinato in seguito al lancio stamane di sei razzi - tre sono stati intercettati e tre non hanno superato il confine - per la prima volta dall'entrata in vigore del cessate il fuoco alla fine dello scorso novembre. Secondo l'agenzia di stampa libanese Nna, due persone sono state uccise nei raid a Tulin, tra cui una ragazza, e otto sono rimaste ferite.
La reazione di Israele
"Israele non permetterà alcun danno ai suoi cittadini" e "lavorerà in ogni modo per garantire la loro sicurezza", hanno fatto sapere il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz. Alcuni abitanti di Metula, nel nord della Galilea, hanno lasciato la città dopo l'attacco missilistico. È "il governo libanese" a essere "responsabile di tutto ciò che riguarda il suo territorio", hanno sostenuto i vertici israeliani.
La posizione del Libano
Il premier libanese, Nawaf Salam, si è affrettato a prendere le distanze dall'accaduto, ribadendo la supremazia dello Stato su altri attori. "Devono essere adottate tutte le misure di sicurezza e militari per dimostrare che solo lo Stato libanese ha l'autorità di decidere su questioni di guerra e di pace", ha sottolineato, avvertendo del rischio che il Paese sia "trascinato" in una "nuova guerra che porterà guai al Libano e al popolo libanese".
Da parte sua, il ministro degli Esteri, Youssef Rajji, ha insistito che il Libano non sta cercando un'escalation e sta facendo tutti gli sforzi diplomatici possibili, insieme ai partner arabi e stranieri, per fermarla e spingere Israele a mettere fine ai suoi attacchi.
L'esercito di Beirut ha fatto sapere di aver rafforzato le truppe dispiegate nel sud del Paese e di pattugliare la regione, mentre resta in contatto con l'Unifil per monitorare la situazione sul campo. I soldati hanno anche riferito di aver trovato e smantellato tre postazioni lanciarazzi improvvisate. Quanto all'indagine preliminare sul lancio dei missili, una fonte militare libanese ha reso noto che erano vecchi modelli, sottolineando che non ci sono informazioni conclusive su chi li abbia sparati perché l'inchiesta coinvolge diverse parti.
La posizione di Hezbollah
Hezbollah ha negato qualsiasi responsabilità, accusando Israele di usare "pretesti per i suoi continui attacchi in Libano". Il movimento filo-iraniano "è impegnato a rispettare la decisione dello Stato e non si è discostato da questo impegno sin dall'accordo di cessate il fuoco". Sebbene sia stato Hezbollah a sparare la maggior parte dei razzi negli ultimi due anni, c'è anche il braccio libanese di Hamas che ha rivendicato alcuni attacchi.
Le preoccupazioni dell'Unifil
Il riacuirsi della tensione preoccupa l'Unifil che si è detta "allarmata per la possibile escalation di violenza". La missione Onu nel Paese dei Cedri ha esortato "tutte le parti a evitare di mettere a repentaglio i progressi compiuti, soprattutto quando sono a rischio le vite dei civili e la fragile stabilità osservata negli ultimi mesi".
I termini del cessate il fuoco concordati il 27 novembre prevedevano entro sessanta giorni l'uscita delle truppe israeliane dal Libano e il ritiro delle forze di Hezbollah a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine, insieme allo smantellamento di qualsiasi infrastruttura dei militanti al sud, in concomitanza con il dispiegamento delle forze armate libanesi nella regione. La scadenza temporale è stata più volte rinviata, dietro l'accusa di Israele al Libano di non aver pienamente rispettato le condizioni. Il 18 febbraio le truppe dello Stato ebraico si sono ritirate dalle aree più densamente popolate ma hanno mantenuto cinque postazioni strategiche lungo il confine.
Dall'entrata in vigore della tregua, l'IDF ha riferito di aver ucciso oltre 100 miliziani e preso di mira più di 120 siti nel sud del Libano, denunciando violazioni dell'accordo da parte di Hezbollah, tra cui tentativi di ricostruire la sua infrastruttura e riarmarsi.