AGI - Israele ha demolito le speranze di un prolungamento della tregua a Gaza lanciando una serie di attacchi che sono costati la vita a centinaia di persone e mettono la parola fine alle prospettive di una seconda fase nel cessate il fuoco.
Le ragioni di Israele
Israele ha annunciato che continuerà a combattere a Gaza fino al ritorno di tutti gli ostaggi, scatenando uno dei suoi attacchi più violenti e con uno dei bilanci più pesanti per un singolo giorno di conflitto.
La risposta di Hamas
Hamas ha accusato il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu di aver deciso di "riprendere la guerra" dopo un'impasse nei negoziati di tregua e ha avvertito che il ritorno ai combattimenti potrebbe essere una "condanna a morte" per gli ostaggi ancora vivi.
La minaccia di Netanyahu
Netanyahu ha avvertito Hamas questo mese di conseguenze che "non può immaginare" se non libera gli ostaggi ancora a Gaza e i media israeliani hanno riferito di piani volti ad aumentare la pressione su Hamas che hanno il nome in codice "Hell Plan".
Il ruolo degli Stati Uniti
La Casa Bianca ha reso noto che Israele ha consultato l'amministrazione Trump prima di lanciare l'ondata di attacchi. L'ufficio di Netanyahu ha affermato che l'operazione è stata ordinata dopo "il ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, nonché il suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale degli Stati Uniti Steve Witkoff e dai mediatori".
La reazione di Hamas
"Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente", si legge nella nota. "Non smetteremo di combattere finché gli ostaggi non saranno riportati a casa e tutti i nostri obiettivi di guerra non saranno raggiunti", ha affermato il ministro della Difesa Israel Katz.
L'attacco e le vittime
La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra va di pari passo con quella di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e imporre la loro condanna a morte", ha replicato Hamas. I raid sono costati la vita al capo del governo a Gaza, Essam al-Dalis, ucciso insieme ad altri funzionari, tra cui il viceministro dell'Interno e il capo della sicurezza interna.
I mediatori e la condanna degli ostaggi
Una fonte di Hamas ha affermato che il gruppo sta "lavorando con i mediatori" per fermare i bombardamenti e ha attribuito la colpa degli attacchi a quello che ha descritto come un sostegno "illimitato" degli Stati Uniti a Israele.
Le proteste delle famiglie degli ostaggi
Le famiglie degli ostaggi hanno implorato Netanyahu di "fermare l'uccisione e la scomparsa" dei loro cari e hanno convocato una manifestazione di protesta di fronte alla residenza del premier.
La prima fase del cessate il fuoco
Mediata da Qatar, Egitto e Stati Uniti, la fase iniziale del cessate il fuoco è entrata in vigore il 19 gennaio, interrompendo in gran parte più di 15 mesi di combattimenti a Gaza innescati dall'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023. La prima fase si è conclusa all'inizio di marzo e le due parti non sono riuscite a concordare sui passi successivi.
Il futuro del cessate il fuoco
Durante la prima fase della tregua, Hamas ha rilasciato 33 ostaggi, tra cui i resti di otto deceduti, e Israele ha liberato circa 1.800 detenuti palestinesi. Da allora, Hamas ha costantemente chiesto negoziati per la seconda fase che, secondo la roadmap delineata da Biden, avrebbe dovuto comportare il rilascio degli ostaggi ancora in vita, il ritiro di tutte le forze israeliane rimaste a Gaza e l'istituzione di un cessate il fuoco duraturo.
Le condizioni di Israele per la seconda fase
Israele insiste che qualsiasi transizione alla seconda fase deve includere "la totale smilitarizzazione" di Gaza e la rimozione di Hamas.