AGI - La Germania domenica 23 torna al voto per rinnovare il Bundestag. La locomotiva d'Europa vive un momento particolarmente complicato avvolto sempre più da incertezze politiche ed economiche. Nel 2024, il Pil è calato dello 0,2 per cento, dopo che nel 2023 la contrazione era stata dello 0,3%. Vi è poi il tema dell'immigrazione e della sicurezza, percepite all'interno del Paese come sempre più fuori controllo.
"Saranno elezioni decisive, non so se le più importanti nella storia della Germania, ma sicuramente le più importanti per lo sviluppo dell'Unione europea" è l'analisi del politologo Marco Valbruzzi, intervistato dall'Agi.
"Tutta l'Ue" commenta Valbruzzi, docente di Scienza Politica all'università di Napoli Federico II "si trova in una situazione drammatica, attaccata - in mero senso geopolitico - sia da destra che da sinistra. Queste elezioni potranno dunque essere decisive per capire se il motore dell'Ue sarà in grado di rispondere a queste sfide che arrivano dall'Atlantico e dalla Russia".
Le parole di Vance a Monaco e il precedente sostegno di Elon Musk ad AfD, hanno compattato le principali forze europeiste tedesche. Da un lato si potrebbe dunque profilare una coalizione tra democristiani e socialdemocratici proprio perché spinti in quella direzione dalle posizioni assunte da Washington. "L'attacco così esplicito nei confronti della Germania" prosegue il professore "sta spingendo i partiti europeisti a convincersi che l'unica via d'uscita di fronte a questo attacco convergente sia l'unione tra le due principali forze politiche europeiste rimaste in Germania: i cristiano democratici e i socialdemocratici".
La strada verso una coalizione tra Cdu e Spd, probabilmente già aperta perché i numeri non danno altre indicazioni, è di fatto una necessità geopolitica. Tutto spinge nella direzione di un aggregato tra le due principali forze politiche tedesche. "Tuttavia" avverte Valbruzzi "questo avrà un impatto anche sugli elettori di AfD che a questo punto si sentiranno ancora più 'motivati' dalla spaccatura tra partiti europeisti e antieuropeisti, che ogni giorno risulta sempre più forte".
L'ipotesi di una grande coalizione
Secondo il politologo "si formerà molto probabilmente una grande coalizione. L'incognita vera è capire se avrà i seggi sufficienti per reggersi oppure dovrà allargarsi anche a un terzo partito". In quel caso le possibilità, spiega, saranno due: inglobare i verdi o lasciare entrare i liberali. Il primo obiettivo non sarebbe semplice dopo il fallimento della coalizione semaforo guidata da Olaf Scholz e soprattutto a causa delle notevoli differenze tra la Cdu guidata da Merz e i verdi attuali.
L'unico elemento a favore di quest'ipotesi potrebbe tuttavia essere la posizione molto europeista e anti-Putin dei Verdi. "L'altra possibilità" continua Valbruzzi "riguarda un ipotetico ingresso dei liberali che potrebbe aprire a una coalizione più favorevole per la Cdu, ma questo dipenderà dal risultato che otterranno i liberali che oggi oscillano tra il 4 e il 5%". In ogni caso queste elezioni segneranno il punto più basso del voto congiunto tra socialdemocratici e democristiani. Valbruzzi ricorda che "siamo partiti dagli anni 50 in cui Cdu con l'appendice bavarese e Spd controllavano l'80% almeno dei voti e dei seggi in parlamento. Dopo il 23 assisteremo a una situazione in cui quei due partiti otterranno insieme poco più del terzo dei voti e dei seggi in Parlamento. Questo sarà il punto più basso dei partiti storici europeisti in Germania". "Dall'altra parte però - sottolinea - c’è un altro terzo che è rappresentato dalle forze antisistema, non solo da Afd, ma anche il Bsw di Sarah Wagenknecht (che non è detto riesca a superare la soglia di sbarramento) e in parte dalla Linke. Tutti questi partiti, messi insieme, arrivano oltre il 30% e questo dimostra chiaramente che c’è un terzo dell'elettorato tedesco che si affida a forze che sono sempre state escluse da coalizioni di governo".
Questa radicalizzazione delle forze estreme, al contempo, rivela un netto indebolimento delle forze di centro. "Come accaduto in Francia con lo spegnimento dei gollisti e dei socialisti, e di conseguenza, con il rafforzamento della Francia Insoumise da un lato e del Rassemblent National della Le Pen, o quello che abbiamo visto anche in Austria con l'incremento dell'Fpo in Austria. E anche in Germania oggi assistiamo a un indebolimento dei due pilastri che per 70 anni hanno sorretto la democrazia e dall'altro lato il rafforzamento di forze estremiste antiestablishment e antisistema.
Il declino dei socialistiUn altro dato sicuro che emergerà dalle prossimo elezioni è il costante declino dei socialisti. Per Valbruzzi la spiegazione principale è legata alla gestione del tema dell'immigrazione che spacca trasversalmente non tanto la proposta politica dei socialdemocratici, ma l'elettorato potenziale dei partiti socialdemocratici. "Un tempo questi erano partiti della classe operaia, a cui si sono aggiunti negli anni una piccola porzione di ceto medio e 'intellettuale'. Messe insieme queste componenti, il tema dell'immigrazione spacca a meta' quella 'costituency elettorale'. Una parte della classe operaia che votava socialdemocratica si è dunque spinta verso altre direzioni: o a votare per Die Linke e per Wageknecht o, in Francia, per Melenchon. Oppure si è spostata del tutto a destra".
Questo si nota soprattutto nelle regioni della Germania dell'Est, dal momento in cui la crisi ha toccato più i lander che stavano al di la del muro. E al tema economico si sovrappone poi il tema migratorio. Per Valbruzzi "la combinazione e la fusione di questi due nuovi fattori, porta il consenso per le forze più estreme a esplodere. Ma tengo a sottolineare che questi partiti da tempo stanno crescendo sempre di più in tutto il Paese".
Un capitolo a parte merita poi la figura di Merz. "Posti davanti a un alternativa tra un candidato cancelliere uscente molto pallido, come Olaf Scholz e dall'altra parte una leadership problematica come quella di Merz, non c’è dubbio che oggi quest'ultima sia prevalente", afferma Valbruzzi, aggiungendo tuttavia che lo scivolone che il leader della Cdu ha fatto nelle ultime settimane, tentando di aprire a AfD, ha incrinato - ancora prima della possibilità di diventare cancelliere - la sua leadership dentro e fuori la Germania.
La tentazione di Merz
"Le ultime due settimane - ricostruisce Valbruzzi - Merz le ha passate a ridarsi un'autorevolezza in termini di cancellierato, ma quello è stato un segno di cedimento particolarmente forte, e in maniera molto irrituale per la politica tedesca e per la sua figura gliel'ha fatto notare anche Angela Merkel". Poi, evidenzia, "nel dibattito a quattro se l’è cavata bene, ma quell'elemento resta".
Infine, su una possibile apertura di Merz all'AfD, nonostante sia stata più volta esclusa, Valbruzzi spiega che "non è da escluderla, soprattutto considerando che una parte minoritaria della Cdu vede con qualche simpatia l'apertura all'estrema destra". Ma non nel prossimo futuro, assicura Valbruzzi. "L'abitudine tradizionale tedesca è di partire prima a livello locale, dai lander e poi qualora funzioni si esporta a livello nazionale. Ma non è un tema attuale, soprattutto se dovesse accentuarsi la minaccia geopolitica. "A quel punto un'alleanza tra un partito fortemente atlantista-europeista e uno vicino alle posizioni russe e con simpatie trumpiane-muskiane, sarebbe letteralmente impensabile".