AGI - In una Monaco ferita da un attentato destinato a surriscaldare una campagna elettorale già tesissima, si apre oggi la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un appuntamento tradizionale che quest'anno coincide con un'improvvisa accelerazione dei colloqui che decideranno il futuro dell'Ucraina. Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, incontrerà nelle prossime ore il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e gli alleati europei, irritati dalla prospettiva di un negoziato che li escluda.
Quella aperta dalla telefonata di mercoledì tra i presidenti di Stati Uniti e Russia, Donald Trump e Vladimir Putin, sembra essere infatti una partita a due. Zelensky non era stato avvertito della conversazione e non ha nascosto il timore che Kiev possa essere messa di fronte al fatto compiuto anche nelle fasi successive della trattativa. L'Europa, da parte sua, rischia di dover schierare le truppe che dovranno garantire la sicurezza dell'Ucraina (il capo del Pentagono, Pete Hegseth, è stato molto chiaro: gli Usa non hanno la minima intenzione di inviare forze di pace) senza avere un'influenza adeguata sul fronte diplomatico.
Certo, l'inviato incaricato da Trump del dossier, Keith Kellogg, dovrebbe interloquire nei prossimi giorni con tutti gli alleati Nato per raccogliere i loro punti di vista. Ma l'anziano generale è ormai relegato a un ruolo di secondo piano, tanto da non essere nemmeno citato da Trump nel messaggio su Truth Social nel quale ha menzionato i funzionari che si occuperanno di condurre un negoziato che, in accordo con il Cremlino, è stato avviato "immediatamente". L'uomo di Washington su questo fronte è ormai l'inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che, il giorno prima della fatidica telefonata tra i due presidenti, era volato a Mosca, aveva parlato per ore con il capo del Cremlino ed era tornato con Marc Fogel, l'insegnante statunitense che stava scontando in Russia una lunga pena detentiva per possesso di stupefacenti (in realtà cannabis terapeutica).
Dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al segretario generale della Nato, Mark Rutte, (che sembra svolgere sempre più un ruolo da "pompiere" nel confronto tra Casa Bianca e Bruxelles), saranno oltre sessanta i leader e capi di Stato e di governo che presenzieranno alla sessantunesima edizione della conferenza, che si terrà come di consueto all'Hotel Bayerischer Hof. Poco prima della telefonata tra Trump e Putin, il governo tedesco aveva asserito di non aspettarsi svolte significative sull'Ucraina. Nell'arco di appena un giorno la situazione si è però evoluta in modo rapidissimo ed è possibile che oggi Vance e Zelensky firmino la bozza di accordo economico presentata due giorni fa a Kiev dal segretario al Tesoro, Scott Bessent. Washington punta all'accesso alle terre rare ucraine e Kiev dovrà saper sfruttare questa pretesa, dal momento che molti giacimenti si trovano in zone al momento occupate dai russi.
Quanto agli europei, è prevedibile che si vedranno ribadire dagli Stati Uniti la richiesta di aumentare la spesa per la difesa dal 2% al 5% del Pil. In assenza di uno sforzo in questo senso, per il vecchio continente sarà molto più difficile avere voce in capitolo in una trattativa che Trump intende chiudere il prima possibile.