AGI - La parole di Donald Trump sulla Groenlandia suonano come roboanti proclami, ma non sono una novità nella seppur breve storia dei rapporti tra gli Stati Uniti e quello che oggi è un territorio autonomo, ma a lungo è stato parte della corona danese. Dopo che la Germania nazista occupò la Danimarca continentale durante la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti invasero la Groenlandia, stabilendo stazioni militari e radiofoniche in tutto il territorio.
Dopo la guerra, le forze statunitensi rimasero in Groenlandia: la base spaziale Pituffik, precedentemente nota come base aerea Thule, è stata gestita da allora dagli Stati Uniti. Nel 1951, un accordo con la Danimarca garantì agli Stati Uniti un ruolo significativo nella difesa del territorio, incluso il diritto di costruire e mantenere basi militari.
"Se la Russia dovesse lanciare missili nucleari contro gli Stati Uniti, la via più breve sarebbe attraverso il Polo Nord e la Groenlandia", ha detto alla Bbc Marc Jacobsen, professore associato al Royal Danish Defence College "Ecco perchè la base spaziale Pituffik è immensamente importante per difendere gli Stati Uniti".
Cina e Russia hanno iniziato a rafforzare le loro capacità militari nell'Artico negli ultimi anni, secondo un documento dell'Arctic Institute che chiede agli Stati Uniti di sviluppare ulteriormente la propria presenza nell'Artico per contrastare i rivali. Ieri il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha affermato che la Danimarca è aperta a colloqui con gli Stati Uniti, definendo "legittimi" gli interessi di Washington nella regione.
Trump è probabilmente interessato anche al potenziale minerario della vasta massa continentale della Groenlandia, ha aggiunto Jacobsen "oggi, di particolare interesse sono le terre rare, che non sono ancora state estratte ma si trovano nella parte meridionale della Groenlandia. Sono immensamente importanti in tutti i tipi di tecnologie, dai telefoni cellulari alle turbine eoliche".
Una retorica condivisa dai presidenti da un secolo
Sebbene la retorica del presidente eletto possa sembrare insolita, per oltre un secolo i presidenti degli Stati Uniti hanno cercato di ottenere il controllo della Groenlandia. "Gli Stati Uniti hanno provato più volte a cacciare i danesi dalla Groenlandia e a farne parte della federazione, o almeno ad avere la piena tutela della sicurezza del territorio", ha affermato Lukas Wahden, autore di '66esimo North', una newsletter sulla sicurezza artica.
Nel 1867, dopo aver acquistato l'Alaska dalla Russia, il Segretario di Stato americano William H Seward guidò le negoziazioni per acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, ma non riuscì a raggiungere alcun accordo. Nel 1946, gli Stati Uniti si offrirono di pagare 100 milioni di dollari (equivalenti a 1,2 miliardi di dollari di oggi) per il territorio, ritenendolo vitale per la sicurezza nazionale, ma il governo danese rifiutò.
Anche Trump ha provato ad acquistare la Groenlandia durante il suo primo mandato. Sia la Danimarca che il governo groenlandese hanno respinto la proposta del 2019, affermando che "la Groenlandia non è in vendita". Kuno Fencker, membro dell'Inatsisartut, il parlamento groenlandese, ha affermato mercoledì di non considerare i commenti di Trump una minaccia. Fencker, che sostiene l'indipendenza della Groenlandia, ha detto alla Bbc che una Groenlandia sovrana potrebbe scegliere di collaborare con gli Stati Uniti in materia di difesa.
Ma quando Trump sollevò per la prima volta l'idea di acquistare la Groenlandia nel 2019 molti si contrari. "Ci sta trattando come un bene che può acquistare", disse Aleqa Hammond, la prima donna primo ministro della Groenlandia "per comprarci non sta nemmeno parlando con noi, ma con la Danimarca".