AGI - Il museo nazionale di Damasco ha riaperto le sue porte al pubblico per la prima volta da quando le forze guidate dagli islamisti hanno preso la capitale spodestando il presidente Bashar al-Assad. La struttura, che racconta la storia del Paese con manufatti antichissimi, aveva chiuso i battenti il 7 dicembre, un giorno prima che Damasco fosse conquistata dalle forze ribelli, per timore dei saccheggi e di possibili distruzioni. “Abbiamo chiuso con fermezza le porte di ferro del museo dopo aver visto che la situazione era instabile e pericolosa”, ha dichiarato Mohamed Nair Awad, capo dell'autorità nazionale per le antichità.
Nelle prime ore dell'8 dicembre, dopo la fuga di Assad e mentre i ribelli si avvicinavano alla capitale, molti soldati e poliziotti delle forze del governo del presidente deposto hanno lasciato i loro presidi. La città, insomma, è rimasta indifesa. Con i posti di blocco deserti, e l'assenza di personale di sicurezza all'esterno delle istituzioni pubbliche, diversi saccheggiatori sono riusciti a entrare in varie strutture statali: dalla banca centrale ai ministeri, da edifici amministrativi ad altre strutture organizzative. Awad ha detto che la sua squadra ha immediatamente contattato le nuove autorità, guidate dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham. “Ci hanno inviato un gruppo di combattenti per proteggere il museo”, che è sopravvissuto indenne a questo cambio al potere.
L'8 dicembre è avvenuta la riapertura. Il pubblico ha passeggiato per le sale e ha ammirato la sua collezione. Shahanda al-Baroudi, 29 anni, studentessa di archeologia, stava facendo visitare il museo a un amico, residente all'estero, tramite una videochiamata. “Quando il regime è caduto, mi sono ricordata delle scene del museo di Baghdad dopo la caduta di Saddam Hussein e ho temuto di non rivedere più i manufatti”, ha detto a un giornalista di AFP. “Ho pianto quando sono tornata e ho scoperto che non erano stati danneggiati”. La collezione del museo di Baghdad è stata decimata dai ladri che hanno sfruttato il caos in seguito all'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003.
Fuori dal museo di Damasco, Iyad Ghanem faceva parte di un gruppo che reggeva cartelli che chiedevano ai nuovi governanti di aiutare a preservare il patrimonio culturale del Paese. Alcuni manufatti del museo risalgono a più di 10.000 anni fa. La vasta collezione del museo comprende decine di migliaia di pezzi, che vanno dalle lame preistoriche alle sculture greco-romane. Fino a interi settori dedicati all'arte islamica. Il museo era stato chiuso per sei anni durante la guerra civile siriana, scoppiata nel 2011 con la brutale repressione delle proteste anti-Assad, sempre per proteggere i suoi preziosi manufatti dalle violenze. Ha riaperto nel 2018, dopo che Assad aveva ripreso il controllo di ampie zone del Paese. Stavolta, per fortuna, la chiusura forzata è stata molto più limitata.