AGI - Il governo cileno, che aveva intenzione di acquistare la casa dell'ex presidente socialista Salvador Allende per trasformarla in un museo, ha desistito dall'acquisto dopo le critiche dell'opposizione di destra, che ha puntato il dito sull'appartenenza della casa a un ministro di Stato. "A causa dell'attuale struttura di comproprietà della comunità degli eredi dell'ex presidente Allende, è stato stabilito che non è possibile completare l'acquisizione della residenza dell'ex presidente", ha annunciato il Ministero dei Beni Nazionali in un comunicato.
La casa, che appartiene a Maya Fernàndez, ministro della Difesa e nipote di Allende (1970-1973) e di suo fratello, costerebbe circa 900.000 dollari, ha dichiarato il governo a Fast Check. Il 31 dicembre, il governo ha annunciato l'acquisto della casa di Allende e di quella dell'ex presidente Patricio Aylwin (1990-1994) per trasformarle in case museo. "La vita e l'opera dei presidenti democratici fanno parte del patrimonio del Paese ed è compito dello Stato preservare e diffondere la loro eredità", ha dichiarato quel giorno il governo cileno.
Tuttavia, dopo che la stampa ha reso noto che la proprietà apparteneva anche al ministro Fernàndez, l'opposizione di destra ha messo in discussione l'acquisto della proprietà. "Ci appelleremo all'Ufficio del Controllore affinchè si pronunci su questo affare opaco che coinvolge un ministro di Stato e (...) affinché fermi immediatamente il processo di compravendita mentre si pronuncia sulla sua legalità", ha dichiarato l'opposizione.
Qualche ora prima che il governo si tirasse indietro, la portavoce del governo Aisèn Etcheverry aveva dichiarato che, trattandosi di un affare che coinvolgeva persone "che ricoprono cariche pubbliche, si stanno effettuando tutte le analisi legali per garantire che ciò avvenga correttamente".
Allende ha governato il Cile dal 3 novembre 1970 all'11 settembre 1973, quando i militari fecero un colpo di Stato guidato da Augusto Pinochet (1973-1990). La Biblioteca del Congresso Nazionale del Cile stima che il numero totale di vittime di violazioni dei diritti umani durante la dittatura superi le 40.000 persone, tra torturati, scomparsi e assassinati.