AGI - Prosegue il pressing delle autorità italiane per ottenere la scarcerazione di Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin a Teheran dopo essere stata arrestata il 19 dicembre nella capitale iraniana. L'ambasciatrice d'Italia nella Repubblica islamica, Paola Amadei, è stata ricevuta questa mattina dal direttore generale Europa del ministero degli Esteri iraniano a Teheran. A quanto si apprende, Amadei ha rinnovato la richiesta di rilascio immediato per Sala e di condizioni di detenzione dignitose.
A preoccupare sono le notizie sullo stato di carcerazione della giornalista: una cella piccolissima sempre illuminata, niente materasso né maschera per gli occhi. Roma ha chiesto che Teheran garantisca condizioni rispettose dei diritti umani alla Sala e piena assistenza consolare, oltre al fatto che venga assicurata la consegna dei generi di conforto che finora le sono stati negati. "Vedremo cosa diranno gli iraniani ma noi non possiamo accettare che ci sia una condizione di detenzione di Cecilia Sala che non sia rispettosa dei diritti della persona e per questo torniamo a chiederne l'immediata liberazione", ha rimarcato Tajani
Ieri è stato quindi convocato un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi al termine del quale la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha telefonato al padre della ventinovenne e ricevuto la madre Elisabetta Vernoni.
"L'ambasciatrice ha chiesto una seconda visita consolare e Cecilia Sala ha avuto più di una volta la possibilità di fare chiamate alla famiglia, ma questo non è sufficiente, serve che in cella vengano rispettati i suoi diritti, come un letto e la possibilità di leggere", ha aggiunto il titolare della Farnesina, ricordando che alla giornalista sono stati perfino tolti gli occhiali Il vicepremier ha auspicato "tempi non lunghi" per la scarcerazione della Sala. “Stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere. La presidenza del Consiglio, il ministero degli Esteri e l'intelligence, tutti stiamo lavorando 24 ore su 24 per riportare Cecilia a casa", ha assicurato Tajani.
La famiglia chiede il silenzio stampa
"La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione", dichiarano in una nota i genitori della giornalista, Elisabetta Vernoni e Renato Sala, che chiedono ora il silenzio stampa sul caso della figlia detenuta in Iran dal 19 dicembre.
"In questi giorni abbiamo sentito l'affetto, l'attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell'informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione", prosegue la nota, "per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare nell'evitare di divulgare notizie sensibili e delicate".
Abedini: "Pregherò per Cecilia Sala"
Quanto ai legami con il caso di Mohammad Abedini, il 38enne iraniano arrestato il 16 dicembre a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti, “spetta alla magistratura decidere se concedere o meno gli arresti domiciliari a questo cittadino svizzero-iraniano che è stato arrestato su mandato internazionale. L’ultima parola spetta ai magistrati e non al governo”, ha osservato Tajani in ogni caso il ministro delle Giustizia Nordio, “sta seguendo con grande attenzione, con i poteri che lui ha, tutta la vicenda”.
"Pregherò per lei e per me", ha detto Abedini al suo legale Alfredo De Francesco durante un colloquio nel carcere di Opera. Per la prima volta, a quanto si apprende, i due hanno parlato della giornalista detenuta a Teheran.