AGI - Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), è salito a 550 il numero dei giornalisti imprigionati in tutto il mondo a causa del loro lavoro 'scomodo'. Un numero che è aumentato del 7,2% nel 2024, soprattutto a causa delle persecuzioni in Russia e Israele. In un comunicato stampa pubblicato giovedì, RSF sottolinea che “l'incarcerazione rimane uno dei mezzi preferiti da coloro che minano la libertà di stampa”. A questi si aggiunge anche il caso di Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta in Iran dallo scorso dicembre. Ma il documento ricorda anche la liberazione di dieci di questi giornalisti negli ultimi 12 mesi, a cui hanno contribuito le campagne mediatiche e la mobilitazione internazionale.
Il direttore generale, Thibaut Bruttin, sottolinea che le azioni portate avanti dall'organizzazione si giustificano proprio nella lotta per garantire la“libertà di questi giornalisti, la loro libertà di esercitare la loro professione” e che, per questo, continuerà a mobilitarsi nel 2025 per permettere a tutti di avere “accesso a un'informazione libera e indipendente”. L'aumento del numero di giornalisti dietro le sbarre è dovuto principalmente a quanto accaduto in Russia, con 8 giornalisti in più imprigionati, e in Israele, con 17 in più. Israele è infatti il Paese che ha fermato e rinchiuso in cella il maggior numero di giornalisti dall'inizio della guerra nell'ottobre 2023 ed è diventato, secondo le parole di Reporter senza frontiere, “la terza prigione al mondo per i giornalisti”, con 41 detenuti. Solo la Cina (124, di cui 11 a Hong Kong) e la Birmania (61) fanno di peggio. Dietro Israele c'è la Bielorussia con 40. Tra loro, questi quattro Paesi rappresentano la metà di tutti i carcerieri nei confronti dei giornalisti.
I casi più noti
Tra le circa dieci scarcerazioni avvenute nell'ultimo anno, RSF include quella che ha avuto maggiore risonanza mediatica, quella del fondatore di Wikileaks Julian Assange, avvenuta il 24 giugno. Assange, che era detenuto nel Regno Unito perché gli Stati Uniti volevano processarlo per gli oltre 250.000 documenti militari e diplomatici segreti pubblicati nel 2010, con accuse che teoricamente avrebbero potuto portare a una condanna a 175 anni, ha poi raggiunto un accordo con la giustizia statunitense. È stato formalmente rilasciato perché si è dichiarato colpevole dell'accusa di cospirazione per aver diffuso i documenti.
L'organizzazione fa riferimento anche al caso dei giornalisti americani Alsu Kumasheva e Evan Gershkovich, che hanno potuto lasciare il carcere e la Russia nell'ambito di uno scambio di prigionieri tra Mosca e diversi Paesi occidentali. Lo stesso scambio di prigionieri ha visto anche la liberazione dalla prigione in Polonia di Pablo Gonzalez, un giornalista di doppia nazionalità russo-spagnola che per anni ha lavorato come giornalista per i media occidentali, soprattutto spagnoli.
L'elenco dei dieci “grandi” rilasci di Reporter include quello del guatemalteco José Rubén Zamora, fondatore e direttore di elPeriódico, rilasciato provvisoriamente il 18 ottobre. Zamora, vincitore del premio per l'indipendenza 2023 di RSF, che ha già trascorso più di 800 giorni dietro le sbarre, è ora in attesa di una sentenza della Corte Suprema del Guatemala.