AGI - Una ragazza di 20 anni è stata uccisa nella notte nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata, in scontri tra forze palestinesi rivali. Shatha Sabbagh, studentessa di giornalismo molto attiva sui social network, è morta raggiunta da un colpo di pistola alla testa. La sua famiglia accusa l'autorità palestinese, che invece attribuisce la responsabilità alle forze armate. A poche ore di distanza, le forze di sicurezza dell'autorità palestinese hanno condannato "nei termini più forti possibili l'atroce crimine commesso dai fuorilegge".
La famiglia della giovane ritiene però che la polizia sia "direttamente responsabile". Shatha Sabbagh "è stata uccisa da un colpo di cecchino delle forze di sicurezza" dell'autorità palestinese, hanno riferito in un comunicato i suoi parenti, precisando che si trovava accanto alla madre "in un quartiere ben illuminato, lontano da qualsiasi combattimento. Anche il movimento islamista Hamas punta il dito contro i suoi rivali nell'autorità palestinese e denuncia "un atto criminale che si aggiunge agli oscuri trascorsi dell'apparato di sicurezza". L'Unione dei giornalisti palestinesi ha chiesto la formazione di una commissione d'inchiesta indipendente per far luce sulle circostanze dell'incidente.
Solitamente rari, gli scontri interpalestinesi si sono intensificati dopo l'arresto da parte della polizia di numerosi attivisti nella regione di Jenin. Dal 5 dicembre hanno causato la morte di 11 persone, tra cui cinque membri delle forze di sicurezza e sei civili. La città e il campo profughi di Jenin sono roccaforti di fazioni armate che si considerano più efficaci nel combattere Israele rispetto all'Autorita' Palestinese. Quest'ultima, guidata dal presidente Abu Mazen, detiene solo una parziale autorità amministrativa in Cisgiordania, territorio occupato da Israele dal 1967. Questi scontri si aggiungono all'aumento della violenza in Cisgiordania legata al conflitto israelo-palestinese dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza.