AGI - Torna, otto anni dopo, lo spettro di Anis Amri. Il 19 dicembre del 2016 c'era lui, un 23enne tunisino legato ad ambienti del fondamentalismo islamico, alla guida di un camion che piombò sulla folla che si aggirava tra le bancarelle del mercatino di Natale di Berlino. I morti furono 13, i feriti 56.
Quell'attentato, compiuto meno di sei mesi dopo quello devastante di Nizza, scosse profondamente la Germania e il mondo intero. Amri lanciò l'autoarticolato con targa polacca rubato in Italia - aveva dirottato il mezzo e ucciso il camionista - contro la folla a Breitscheidplatz, nei pressi della Kaiser-Wilhelm-Gedachtniskirche, nel quartiere di Charlottenburg.
Il veicolo percorse circa 60 metri tra le bancarelle affollate, seminando morte e distruzione, prima di arrestarsi. Dopo l'attacco Amri riuscì a fuggire, dando inizio a una vasta operazione di ricerca a livello europeo. Le indagini rivelarono che Amri aveva utilizzato diversi alias e aveva richiesto asilo in Germania, nonostante fosse già noto alle forze dell'ordine per precedenti attività criminali e legami con gruppi estremisti.
La fuga di Amri si concluse nelle prime ore del 23 dicembre 2016, quando, fermato per un controllo di routine dalla polizia italiana a Sesto San Giovanni, sparò contro gli agenti, ferendone uno. Nel successivo conflitto a fuoco, fu colpito e ucciso. Ogni anno, Berlino ricorda le vittime dell'attentato con cerimonie commemorative. Le campane della Kaiser Wilhelm Memorial Church suonano 13 rintocchi alle 20:02, uno per ciascuna delle 12 vittime e uno per ricordare l'attentatore.
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