AGI - L'esercito israeliano "ha distrutto i principali siti militari in Siria" effettuando circa 250 attacchi contro il paese dalla presa di Damasco da parte dei ribelli e dalla caduta del presidente Bashar al-Assad. È quanto ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). Secondo l'organizzazione, che fa affidamento su una vasta rete di fonti in tutta la Siria, Israele ha bombardato aeroporti, radar, depositi di armi e munizioni e centri di ricerca militare in diverse regioni, compresa quella di Damasco, e danneggiato navi della marina siriana attaccando un'unità di difesa aerea vicino al principale porto di Latakia, nel nord-ovest del paese.
Poco dopo questo report, all'alba di oggi, alcuni giornalisti dell'Afp hanno udito delle forti esplosioni e le riprese in diretta dell'Afptv hanno mostrato spesse colonne di fumo sopra il centro della citta'. Questi raid mirano "a distruggere le armi rimanenti nei magazzini e nelle unita' militari che erano controllate dalle forze del precedente regime", alleato dell'Iran e degli Hezbollah libanesi, ha affermato l'Osdh in un comunicato stampa.
L'esercito israeliano al momento non ha rilasciato commenti ma Tel Aviv, nella giornata di lunedì, ha confermato di aver distrutto nei giorni scorsi le "armi chimiche" in Siria per evitare che cadessero nelle mani dei ribelli. Da diversi giorni l'esercito israeliano effettua anche incursioni nella zona cuscinetto al confine della parte occupata e annessa delle alture di Golan. Nella notte tra lunedì e martedì, la protezione civile siriana ha dichiarato di aver spento l'incendio scoppiato in un centro di ricerca vicino a Damasco dopo un bombardamento, affermando di non aver osservato "fumo tossico insolito" e nessun caso di soffocamento, contrariamente alle voci secondo cui diffuso sui social network.
I nuovi padroni della Siria sono guidati da "un'ideologia estrema di Islam radicale", ed è per questo che "abbiamo attaccato sistemi di armi strategiche come le armi chimiche rimanenti o missili e razzi a lungo raggio, in modo che non cadano nelle mani degli estremisti", ha detto il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar. A Damasco, intanto, mentre migliaia di persone aspettano notizie dei loro cari davanti al sinistro carcere di Saydnaya, conquistato domenica dai ribelli, e mentre gli insorti affermano di aver trovato decine di cadaveri con tracce di tortura, il capo dei ribelli Abu Mohammad al-Jolani ha promesso, su Telegram, di pubblicare presto una lista nera dei torturatori e punirli.
"Perseguiremo i criminali di guerra e chiederemo che siano consegnati dai paesi da cui sono fuggiti affinche' possano ricevere la giusta punizione", ha detto Al Jolani, mentre i media libanesi indicano che diversi ex dignitari del governo di Assad si sono rifugiati a Beirut sotto la protezione di Hezbollah. Al-Jolani ha inoltre promesso ricompense a chiunque consenta la cattura di ex funzionari "coinvolti in crimini di guerra". E ha fatto sapere di aver "concesso l'amnistia" al personale junior dell'esercito e delle forze di sicurezza "le cui mani non si sono macchiate del sangue del popolo siriano".
Dall'inizio della rivolta nel 2011, piu' di 100.000 persone sono morte nell'immenso complesso carcerario siriano, in particolare a causa delle torture, secondo le stime dell'Osdh del 2022. Le famiglie dei detenuti restano convinte che un gran numero siano ancora rinchiusi nei sotterranei di questa prigione, simbolo dei peggiori abusi delle forze di sicurezza di Assad e definita un "mattatoio umano" da Amnesty International. I ribelli hanno riferito all'Afp di aver trovato circa 40 corpi con segni di tortura lunedì nell'obitorio di un ospedale vicino a Damasco, ammucchiati in sacchi per cadaveri.