AGI - L'avanzata delle forze ribelli islamiste in Siria ha sollevato timori sul destino delle minoranze presenti nel Paese. Curdi, cristiani, armeni, aleviti e sciiti tremano per le conquiste che hanno permesso di guadagnare territorio alle milizie guidate da Hayat Tahrir al Sham (HTS). Quest'ultimo è un gruppo nato originariamente da una costola di Al Qaeda in Siria, poi divenuto Al Nusra prima di assumere la denominazione attuale. Negli ultimi anni e durante l'offensiva lanciata questa settimana il gruppo ha pero' moderato i richiami alla religione, ha evitato proclami in stile Isis proponendosi come interlocutore e alternativa al regime di Damasco. Una traccia seguita anche da un altro gruppo islamista che partecipa alla rivolta, Ahrar al Sham. In entrambi i casi la retorica e proclami islamisti hanno lasciato spazio a un linguaggio nazionalista.
Nelle aree sottratte al regime di Damasco HTS ha garantito che i cristiani e gli armeni sarebbero stati protetti e non risultano al momento persecuzioni della comunita' di Aleppo, dove le chiese hanno celebrato messa la scorsa domenica. I ribelli hanno offerto la stessa garanzia ai curdi di Aleppo, concentrati nelle aree di Ashrafiyeh e Sheykh Maksoud. Sebbene alcuni abbiano abbandonato le proprie case non c'è stato alcun esodo, come confermato da ong sul campo. La fuga più preoccupante ha al momento interessato Tel Rifat, finita sotto attacco non da parte di Hts, ma di truppe filo turche, il Free Sirian Army, che ha sopraffatto i curdi di Ypg e causato la fuga verso Taqba di circa 120 mila persone.
La tolleranza degli islamisti al momento tiene, ma che è chiamata a superare l'esame dei prossimi mesi e della nuova distribuzione di potere che interesserà l'intero Paese. Un quadro in cui a temere di più sono non i fedeli di altri religioni, ma musulmani appartenenti a diverse scuole, nel caso specifico gli aleviti e sciiti. La famiglia del presidente Bashar Al Assad è infatti di fede alevita, setta vicina agli sciiti che nei decenni della dinastia al potere a Damasco ha sistematicamente ricevuto i favori del governo. La maggior parte degli aleviti è concentrata sulla costa, nelle province di Latakya e Tartus, zone fuori dalle aree degli scontri dove pero' la prospettiva della fine di Assad crea non pochi timori per il futuro.Tremano anche gli sciiti. Il supporto sul campo ad Assad è infatti garantito dalle fazioni sciite irachene e iraniane, oltre che nel recente passato da Hezbollah, sciiti libanesi.
Dieci anni di scontri tra milizie sunnite e sciite hanno esacerbato rancori e odio tra le diverse sette e ora la voglia di rivalsa e vendetta espone la comunità sciita a rischi concreti.Il tema delle minoranze è da sempre centrale nella storia del conflitto in Siria.Sin dal 2011 Assad si è proclamato come un governante laico, garante della protezione delle minoranze in Siria e ha fatto della protezione di queste ultime un pilastro della propria legittimazione a governare il Paese. Assad non ha effettivamente operato distinzioni tra cittadini di diverse fedi, tuttavia i metodi dittatoriali e la repressione del consenso da parte del regime non hanno risparmiato alcuna minoranza, creando nemici del presidente in tutte le comunità, esclusi gli aleviti.
I successi ottenuti dai gruppi di opposizione fino a ora sono stati caratterizzati da attacchi alle forze militari del regime, ma non si sono tradotti in massacri indiscriminati e persecuzioni delle minoranze come avvenuto nella storia del conflitto in Siria. HTS, designata organizzazione terroristica da Usa, Ue e Turchia, mira a far cadere il regime di Damasco e giungere al controllo del Paese, ma anche a mostrare il proprio nuovo volto. Qui risiede la vera grande incognita degli ultimi sviluppi. Le forze ribelli si stanno rilanciando come forza politica e per questo devono conquistare la fiducia sia di una popolazione traumatizzata dai massacri dell'Isis e stanca di una guerra decennale, ma anche della comunità internazionale. Persecuzioni a danno delle minoranze avrebbero ripercussioni sull'immagine dei gruppi di opposizione, li delegittimerebbero dinanzi la popolazione e giustificherebbero interventi militari esterni di cui a beneficiare sarebbe solo il regime di Assad.