AGI - L'attivista iraniana e Nobel per la Pace Narges Mohammadi, detenuta a Teheran dal novembre 2021, è stata temporaneamente rilasciata dal carcere di Evin per "motivi di salute". L'attivista 52enne ha lasciato la famigerata prigione di Teheran gridando dal lettino dell'ambulanza "Donna, Vita, Libertà", il motto del vasto movimento anti-governativo del 2022, scoppiato dopo la morte in custodia della polizia morale della giovane curda Mahsa Amini. Dalle prime immagini postate sul profilo ufficiale della attivista, Mohammadi appare senza velo, contro il cui obbligo nella Repubblica islamica si è sempre battuta. In una foto tiene in mano il ritratto di Amini e nell'altra aperta si legge la scritta sulla pelle "no all'apartheid di genere", una delle sue principali battaglie.
"Se n'è andata in un buono stato d'animo, in uno stato combattivo, nonostante la sua salute molto fragile", ha detto suo marito, Taghi Rahmani, esule a Parigi con i loro due figli gemelli. L'Onu, dal canto suo, ha chiesto il suo "rilascio immediato e incondizionato". Mohammadi è stata condannata e incarcerata più volte negli ultimi 25 anni per la sua lotta contro il velo obbligatorio per le donne e contro la pena di morte. Ha trascorso gran parte dell'ultimo decennio dietro le sbarre. "La prima cosa che mi ha detto è che è uscita senza velo gridando 'Donna, Vita, Liberta''", ha detto suo figlio Ali, 18 anni, in una conferenza stampa a Parigi. Lui e sua sorella gemella Kiana non vedono la madre dal 2015 e non hanno contatti con lei da due anni.
"La seconda, e la più importante, è che continuerà a lottare contro la Repubblica islamica dell'Iran, affinché l'apartheid di genere sia riconosciuto come un crimine universale in tutto il mondo, e anche contro la pena di morte", ha aggiunto il ragazzo. Secondo il Comitato a lei intitolato, Mohammadi si trova in una residenza privata dove, per il momento, è libera di muoversi. In mattinata, il suo avvocato iraniano, Mostafa Nili, ha annunciato che la sua cliente aveva ricevuto una sospensione temporanea della pena detentiva per tre settimane. "Il motivo sono le sue condizioni fisiche dopo la rimozione di un tumore e un innesto osseo effettuato 21 giorni fa", ha detto Nili sul social network X, bloccato in Iran.
Il comitato di sostegno di Narges Mohammadi ha reagito da Parigi, affermando che il suo rilascio temporaneo è "insufficiente" perché l'attivista soffre di "numerose patologie polmonari e cardiache". "Dopo un decennio di incarcerazione, Narges ha bisogno di cure mediche specializzate in un ambiente sicuro", ha affermato il Comitato in una nota. Queste tre settimane di "congedo" non saranno "detratte dalla sua pena detentiva, il che dimostra ancora una volta che non viene fatta alcuna concessione a Narges Mohammadi", ha lamentato suo marito, che ha partecipato alla conferenza stampa dall'estero. Secondo i suoi sostenitori, il rilascio è stato possibile solo dietro pagamento di una cauzione di 8,5 miliardi di toman (circa 78.800 dollari). A Oslo, il Comitato norvegese per il Nobel ha esortato le autorità iraniane a rilasciare definitivamente la vincitrice nel 2023.
Considerata "prigioniera di coscienza" da Amnesty International, Mohammadi non ha mai smesso di combattere dal carcere, da dove invia regolarmente messaggi. Incarcerata, non ha potuto ricevere il Premio Nobel che le è stato assegnato per la sua lotta contro la pena di morte. L'attivista iraniana è stata condannata a giugno a una nuova pena detentiva di un anno per "propaganda contro lo Stato". Si è rifiutata di presenziare all'udienza del processo dopo aver chiesto invano che fosse aperta al pubblico. All'inizio di novembre ha sostenuto una studentessa iraniana detenuta dopo che si era spogliata in pubblico davanti a un'università di Teheran.