AGI - L'esercito siriano ha lanciato una controffensiva per respingere le forze jihadiste arrivate alla periferia della grande città di Hama, nella Siria centrale. Dopo aver preso decine di città e gran parte di Aleppo, i ribelli sono arrivati alle porte della città strategica per proteggere Damasco. Dopo aver lanciato una controffensiva dopo mezzanotte, appoggiata dall'aviazione, le forze governative "hanno messo in sicurezza l'ingresso nordorientale di Hama" e hanno preso il controllo di diversi villaggi, ha annunciato l'Osservatorio siriano per i diritti dell'Uomo (OSDH) che parla di scontri in altre parti della provincia.
L'esercito, sostenuto dall'aviazione siriana e russa, ha impegnato i ribelli in "aspri combattimenti" nel nord della provincia di Hama, ha riferito una fonte militare citata dall'agenzia ufficiale Sana. L'agenzia tedesca DPA ha annunciato la morte di uno dei suoi fotografi, Anas Alkharboutli, 32 anni, ucciso in un attacco aereo vicino ad Hama. A Sourane, una ventina di chilometri a nord della città, i civili in fuga stipati in camion e rimorchi sono incalzati dai ribelli.
Hama è stata teatro di un massacro nel 1982 da parte dell'esercito sotto il governo del padre del presidente Bashar al-Assad, che stava reprimendo un'insurrezione dei Fratelli Musulmani. Decenni dopo, le cicatrici di questo massacro, che costrinse migliaia di siriani all'esilio, non si sono ancora rimarginate. È proprio in questa città che si sono svolte alcune delle più grandi manifestazioni all'inizio della rivolta pro-democrazia del 2011, la cui repressione ha scatenato la guerra civile. L'OSDH, una ONG con sede nel Regno Unito con una vasta rete di fonti in Siria, ha segnalato significativi spostamenti di popolazione nella regione, con decine di migliaia di civili già in fuga dalle province a nord di Aleppo e Idlib.
Le autorità curde che controllano le regioni del nord-est della Siria hanno lanciato mercoledì un appello "urgente" per ricevere aiuti umanitari di fronte all'arrivo di un "gran numero" di sfollati. I combattimenti e i bombardamenti, che hanno provocato 704 morti in una settimana, tra cui 110 civili, secondo l'OSDH, sono i primi di questa portata dal 2020 in Siria. L'Onu ha riferito di "numerose vittime civili, tra cui un gran numero di donne e bambini" negli attacchi di entrambi i campi e nella distruzione di strutture sanitarie, scuole e mercati. La Russia e l'Iran, i principali alleati di Damasco, così come la Turchia, uno dei principali sostenitori dei ribelli, sono in "stretto contatto" per stabilizzare la situazione, ha annunciato il ministero degli Esteri di Mosca russa.
Kiev respinge le accuse di Mosca, nessun sostegno ai ribelli
L'Ucraina ha negato di sostenere militarmente i combattenti del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che sta conducendo un'offensiva contro le forze di Bashar al-Assad nel nord della Siria, come ha accusato Mosca. Kiev "respinge categoricamente le accuse infondate della Russia contro l'Ucraina riguardo al suo presunto coinvolgimento nel peggioramento della situazione della sicurezza in Siria", ha affermato in una nota il ministero degli Esteri ucraino.
Il caos fa tremare i curdi, 120 mila sfollati
I drammatici sviluppi hanno costretto decine di migliaia di siriani di etnia curda a fuggire dalle proprie case e fa temere per il futuro di questa minoranza nel Paese. Si calcola che siano circa 100 mila i curdi che vivono nella zona di Aleppo, nelle aree di Ashrafiyeh e Sheykh Maqsoud. Tuttavia l'offensiva, cui si sono uniti decine di altri gruppi paramilitari decisi a sfruttare il caos, ha interessato anche altre città a maggioranza curda come Tel Rifat, Tel Aran e Tel Hassel. Una terza area in cui negli ultimi giorni si sono moltiplicati dubbi e preoccupazioni è quella di Afrin, provincia confinante con quella di Aleppo, attualmente sotto il controllo dell'Esercito Libero Siriano sostenuto dalla Turchia che mantiene un contingente militare nell'area.
L'esodo più preoccupante ha al momento interessato Tel Rifat, finita sotto attacco di truppe filo turche, Free Sirian Army e gruppi paramilitari di minoranze turcofone dell'area, che hanno sopraffatto le Forze Democratiche siriane (SDF). SDF è un gruppo sostenuto dagli Stati Uniti, il cui zoccolo duro è costituito dai curdi siriani di Ypg, organizzazione invisa ad Ankara per i legami con i curdi separatisti del Pkk. Secondo quanto dichiarato da Sinam Mohamad, rappresentante SDF negli Stati Uniti, circa 120 mila curdi sono stati costretti ad abbandonare Tel Rifat e dintorni e sono stati condotti da Ypg presso la città di Taqba e il nord est della Siria.