AGI - Manca ancora l'atto formale, ma per Michel Barnier le prossime dovrebbero essere le ultime ore alla guida del governo francese. Tutto si è svolto secondo le previsioni della vigilia: non sono bastati gli appelli di Gabriel Attal che ha richiamato al "bisogno di stabilità politica, stabilità istituzionale, stabilità economica", sostenendo che la caduta dell'esecutivo "porterebbe solo dei perdenti"; e nemmeno il tentativo, in Aula, dello stesso Barnier, che ha definito la situazione attuale "un momento di verità che pone ciascuno davanti alle proprie responsabilità".
Alla fine, l'esecutivo ha annunciato la decisione di ricorrere, sul progetto di legge finanziaria sulla sicurezza sociale, all'articolo 49.3 della Costituzione, che permette al governo di approvare un provvedimento senza passare dalla discussione parlamentare. Aprendo però la strada a una mozione di censura che può essere presentata nelle 24 ore successive. Non è bastata l'apertura a una delle richieste del Rassemblement national mostrata in mattinata da Barnier, che aveva annunciato l'impegno a non sospendere i rimborsi di alcuni medicinali, come inizialmente previsto dal progetto di legge. Nel pomeriggio, il Rassemblement National aveva provato a inserire nella discussione anche un emendamento che permettesse un passo indietro sulla deindicizzazione delle pensioni rispetto all'inflazione per sei mesi, ma è stato giudicato come irricevibile.
All'annuncio del ricorso al 49.3, diversi deputati del fronte delle sinistre sono usciti dall'aula, dando il via al valzer degli attacchi al governo. Da sinistra, il leader de La France insoumise (Lfi), Jean-Luc Melenchon, ha dichiarato che il governo "cadrà" e che il presidente Emmanuel Macron, "unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene per ridare la parola ai francesi".
La deputata di Lfi, Mathilde Panot, ha già confermato che il Nuovo fronte popolare (Nfp), la coalizione di sinistra, presenterà una mozione di censura. Anche il Partito socialista ha annunciato che voterà a favore della censura, denunciando "il rifiuto di Barnier di dialogare con i socialisti e la sinistra", "il tentativo di comprare i voti del Rn sottomettendosi a esso e questo passaggio di forza con il 49.3".
C'est fait. Michel Barnier déclenche le 49.3 sur le budget de la Sécurité sociale.
— Clémence Guetté (@Clemence_Guette) December 2, 2024
Nous déposons une motion de censure. Ce gouvernement tombera dans deux jours.
Mais ce n'est qu'une étape : la démission d'Emmanuel Macron est la seule façon de sortir de la crise politique. pic.twitter.com/0VLH3DJZGo
La vera cattiva notizia, per Barnier, è che anche il Rassemblement National si unirà alle sinistre nello sgambetto al governo. "Non c'è via d'uscita per un governo che ricuce il filo con il macronismo, che rifiuta di prendere in considerazione l'emergenza sociale della fine del mese e che ignora la necessità di rilanciare la crescita. Il Rassemblement National voterà per la censura", ha scritto su X il presidente, Jordan Bardella, mentre la leader storica del partito, Marine Le Pen, ha annunciato che il Rn presenterà una propria mozione di sfiducia e voterà a favore di quelle presentate da altre forze politiche.
Il destino del governo, stando cosi' le cose, sembra segnato: i lepenisti dispongono di 124 deputati, a cui aggiungere i 16 repubblicani dell'ala di Eric Ciotti; la coalizione del Nfp, includendo Lfi, socialisti, ecologisti e comunisti, arriva a 192. Il totale è 332 voti, di gran lunga superiore ai 289 voti richiesti per la maggioranza semplice. Quella nei confronti di Barnier sarebbe la prima mozione di censura di un governo a essere approvata dai tempi di Georges Pompidou, nel 1962; e se Barnier dovesse interrompere anzitempo il mandato nei prossimi giorni, diventerebbe il primo ministro con il mandato più breve della Quinta repubblica (a oggi, 2 mesi e 27 giorni), prendendo il posto che ora è di Bernard Cazeneuve (che tra 2016 e 2017 fu premier per 5 mesi e 9 giorni). Le mozioni di censura non potranno essere votate prima di 48 ore dalla presentazione, motivo per cui il voto dovrebbe avere luogo non prima di mercoledì, o al limite giovedì. Qualche ora in più di tempo per salvare, in extremis, una situazione che si preannuncia disperata.
Barnier è atteso, tra l'altro, per una visita ufficiale a Palazzo Chigi proprio giovedì pomeriggio per incontrare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. A questo punto la visita potrebbe saltare.
L'appello di Attal
Più cauto sembra l'ex premier Gabriel Attal che lancia un accorato appello-monito alle forze politiche.
"L'importante è che la Francia non cada nell'instabilità che porterebbe solo dei perdenti. Perché nessun francese uscirebbe rafforzato dalla caduta del governo", ha scritto il predecessore di Barnier in un lungo post su X. Nella sua dichiarazione, Attal evidenzia il "bisogno di stabilità politica, stabilità istituzionale, stabilità economica", raramente cosi' forte per la Francia. Altrettanto forte, secondo l'ex giovane primo ministro, il "bisogno di fiducia, in se stessi, ma anche fiducia di chi gli consente di finanziarsi, fiducia di chi sceglie di investirci, fiducia di chi compone il tessuto economico e industriale del nostro Paese".
Attal fa poi appello al bisogno di "maturità politica", ora più pressante, a poche ore della sessione ad alto rischio all'Assemblea nazionale sulla legge di finanziamento della Previdenza sociale. "Invece di lanciare una monetina sul futuro del Paese giocando "nè si' nè no" sulla mozione di censura, la priorità delle opposizioni avrebbe dovuto essere quella di dotare la Francia di un bilancio. E cosi', per non mettere a repentaglio la stabilità di un governo che rappresenta oggi l'unica via per rispondere alle emergenze del nostro Paese", sottolinea il macronista. Invece, nonostante "la gravità della situazione, gli estremisti preferiscono guardare altrove. Preferiscono recitare una piccola parte in un vasto dramma di cui i francesi sono solo la scenografia", ha criticato Attal.
Nella sua argomentazione a sostegno dell'esecutivo Barnier e del suo operato, l'ex primo ministro evidenzia il bisogno di stabilità dei francesi, tutti dagli agricoltori agli imprenditori, "che temono più di ogni altra cosa l'instabilità e la crisi economica che potrebbero seguire alla crisi politica". A pagare il prezzo più alto di questa instabilità generata dalla censura al governo saranno "i francesi modesti, le classi lavoratrici e le classi medie, non il più ricco, il più benestante", avverte Attal.
Dopo aver puntato il dito sull'alleanza di sinistra con il Rassemblement national, Attal invita "solennemente le opposizioni a non cedere alla tentazione del peggio, a rinunciare al loro disastroso progetto, e quindi a non votare la censura del governo". Ha poi ribadito il supporto della forza politica presidenziale al governo Barnier e confermato il voto a favore del bilancio della previdenza sociale e di quello della nazione per il 2025.
"L'instabilità è un veleno lento, che attaccherà gradualmente la nostra attrattiva economica, la nostra credibilità finanziaria e la fiducia, già diminuita, che i francesi hanno nelle loro istituzioni", ha concluso Attal.
Cos'è il paragrafo 3, dell'art.49
Il paragrafo 3 dell'articolo 49 consente al Primo Ministro, “previa delibera del Consiglio dei Ministri”, di “impegnare la responsabilità del governo davanti all'Assemblea Nazionale” per l'approvazione di determinate leggi.
Dalla revisione della Costituzione del 2008, l'uso del 49.3 è limitato a un solo atto legislativo per sessione parlamentare, a eccezione del disegno di legge finanziaria (PLF) e del disegno di legge sul finanziamento della sicurezza sociale (PLFSS), per i quali il governo può utilizzarlo senza limitazioni.
I precedenti
Dal 1958, l'articolo 49 paragrafo 3 è stato attivato 113 volte, di cui 23 volte dal Primo Ministro Elisabeth Borne (2022-2024). Il record assoluto appartiene al socialista Michel Rocard, che ha impegnato la responsabilità del suo governo per 28 volte, in un periodo in cui l'uso del 49.3 non era limitato. D'altra parte, diversi primi ministri non l'hanno mai utilizzato, spesso perché avevano un'ampia maggioranza.