AGI - Javier Milei parla di alleanza tra popoli liberi, estendendo la proposta anche ad altri Paesi (il piano è quello di comprendere, per esempio, Stati Uniti e Israele), Giorgia Meloni rilancia sulla cooperazione per difendere i valori dell'Occidente, frena in qualche modo sul progetto di costituire un altro ordine, una Lega mondiale delle nazioni conservatrici, secondo il piano del presidente argentino, ma il feeling tra i due è evidente, la forte sintonia emerge anche dal modo in cui si affacciano al balcone della Casa Rosada (Milei lo aveva fatto anche con il presidente francese Emmanuel Macron): la premier esulta di fronte alla folla assiepata davanti alla sede del governo argentino, entrambi sottolineano il forte legame di sangue tra il popolo argentino e quello italiano: "siamo fratelli. Giorgia, questa è casa tua", l'incipit del presidente argentino; "mi hai fatto sentire a casa", dice lei che poi conclude il suo intervento in spagnolo, "sei un grande amico mio e dell'Italia".
Legami profondi
Ieri una cena informale alla residenza 'Olivos' di Milei, oggi il bilaterale e poi l'incontro tra le delegazioni (alla presenza pure del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti). Poco meno di 24 ore per stringere ancora di più un rapporto nato un anno fa, quando Giorgia Meloni si complimentò con Javier Milei per la sua vittoria alle elezioni. Il Capo dell'esecutivo ricorda che è la sua prima visita in Sudamerica e la scelta non è stata un caso, perché ci sono "legami profondi" e perché Buenos Aires "è il nostro punto di riferimento" in America Latina, con "le politiche economiche coraggiose" riguardo al libero mercato "si possono aprire tante possibilità" per le imprese del nostro Paese, "il potenziale è enorme".
L'unità di vedute "è molto forte", comprende dossier quali il sostegno all'Ucraina e la visione sulla situazione in Medio Oriente, insomma c'è - sostiene Meloni - "una condivisione politica" tra due leader che "si battono per difendere l'identità dell'Occidente, i punti cardine della sua civiltà: la libertà e l'uguaglianza delle persone, la democraticità dei sistemi, la sovranità delle nazioni. C'è molto più qui di una comune cooperazione tra nazioni, c'è - osserva il presidente del Consiglio - la consapevolezza di vivere in un tempo difficile, la responsabilità che quel tempo difficile impone, cioè la forza delle idee, il coraggio che serve per difendere quelle idee". E poi - argomenta la premier - "l'amore per la libertà è un sentimento che ci accomuna da sempre".
Un'accoglienza calorosa
Il presidente argentino scelse Roma come prima capitale europea da visitare dopo la sua vittoria. Prima della visita di oggi della premier a Buenos Aires i due si sono parlati a lungo in tante occasioni, tra le quali il 14 giugno scorso, al vertice G7 in Puglia, dove l'Argentina era presente come nazione invitata nella 'sessione Outreach' e il 23 settembre a New York, a margine della 79esima assemblea generale delle Nazioni Unite. L'accoglienza di Milei nei confronti della premier, con lui la sorella Karina che si è intrattenuta a lungo con il presidente del Consiglio, è calorosa, "noi due siamo stati scelti per condurre i destini dei nostri Paesi e affrontare con coraggio" le sfide sul tavolo, quella dell'Argentina è contro l'inflazione, una situazione che discende da "decenni di politiche collettiviste", la sfida dell'Italia invece è "dare una risposta al problema dell'immigrazione fuori controllo che ha prodotto conseguenze sulla sicurezza dei cittadini".
Per il 'Trump argentino', come è stato soprannominato dai media (è stato il primo ad andare a Mar-a-Lago per omaggiare il presidente eletto; "sei il mio preferito", gli ha detto il successore di Joe Biden), l'amministrazione italiana e quella argentina "sono affini, in questi decenni abbiamo avuto solo un rapporto di amicizia che non ha saputo valorizzare" i legami di sangue tra i due popoli ma oggi "possiamo costruire un rapporto speciale tra le nostre nazioni per i valori condivisi che purtroppo nel mondo occidentale scarseggiano".
Il liberista Milei davanti alla premier ribadisce il suo credo: "Di fronte alle sclerotiche organizzazioni internazionali difendiamo la sovranità delle nostre nazioni; di fronte alle infinite regolamentazioni che tentano di dettare il modo di vivere di ogni cittadino, vogliamo recuperare la libertà; di fronte alla piaga della criminalità organizzata, comprendiamo che la soluzione è essere spietati con il crimine e sostenere le nostre forze di sicurezza invece di scusare i criminali come fanno altri". E ancora: "Di fronte all'ideologia di genere sosteniamo il rispetto del diritto alla vita e la difesa della famiglia come elemento centrale della società; e di fronte alla malattia dell'anima, che è il virus dell'ideologia 'woke', chiediamo di ripristinare il buon senso e ritornare ai valori che condivide la stragrande maggioranza dei cittadini del mondo occidentale, valori - tra l'altro - in gran parte forgiati nell'Antica Roma".
Il presidente del Consiglio si concentra, invece, su tre direttrici riassumendo l'incontro: quella di un piano d'azione 2025-2030, la lotta comune al crimine organizzato e il rilancio dei rapporti commerciali con la collaborazione in vari campi, tra cui quelli legati al settore energetico, al trasporto aereo, allo spazio. E poi c'è la volontà di "alzare la voce" per dire no al riconoscimento della vittoria di Maduro in Venezuela, visto che le elezioni sono state "poco trasparenti". "Siamo stati puniti dall'establishment politico perché osiamo dire la verità", sostiene inoltre Milei, "pochi presidenti al mondo osano" farlo, "per affrontare i problemi strutturali dei loro Paesi. Si possono contare sulle dita di una mano e come noi due lo sappiamo, non è gratis fare una cosa cosi'".
Del rapporto con Trump (Meloni al G20 ha sottolineato la necessità di aspettare cosa succederà invitando il fronte occidentale a essere compatto nella difesa a Kiev e l'Unione europea ad avere "più coraggio" sul tema dei dazi) i due apertamente non ne parlano, ma sulla sponda alla nuova amministrazione Usa è risaputa la convergenza. Nelle dichiarazioni alla stampa non si fa alcun accenno neanche al Mercosur, ovvero al dossier sull'accordo tra l'Unione europea e America Latina che tanto preoccupa gli agricoltori italiani sull'aspetto della concorrenza e della sicurezza alimentare, ma il negoziato si è bloccato al vertice di Rio dopo il reiterato no della Francia.
L'obiettivo dei due leader è quello soprattutto di rilanciare la storica amicizia tra Italia e Argentina alimentata - ricorda la premier - "ogni giorno dalla presenza della più grande comunità italiana all'estero, parliamo di oltre un milione di italiani e di circa 20 milioni di italo-discendenti che vivono oggi in Argentina".
La missione del presidente del Consiglio per rafforzare il partenariato con i Paesi del Sud America - prima del G20 Meloni ha avuto un bilaterale anche con il presidente brasiliano Lula - si concluderà (prima presso l'istituto Italiano di Cultura ci sarà la consegna delle chiavi della città di Buenos Aires da parte del sindaco Jorge Macrì) con la partecipazione, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni argentine e di una rappresentanza della collettività italiana, allo spettacolo "Luz, Camara... Danza! Omaggio al grande cinema italiano", presso il Teatro Coliseo, l'unico teatro di proprietà dello Stato italiano al di fuori dei confini nazionali.
Meloni interverrà con un intervento di saluto in cui rilancerà il legame tra i due Paesi. "Siamo due nazioni hermane", ha detto la premier congedandosi alla Casa Rosada.