AGI - I tribunali di Hong Kong hanno condannato 45 attivisti pro-democrazia a pene detentive fino a 10 anni. Tutti gli attivisti che erano stati accusati di "sovversione" sono stati giudicati colpevoli, tra l'altro, di aver organizzato delle primarie non ufficiali per selezionare i candidati dell'opposizione alle elezioni legislative, nella speranza di ottenere la maggioranza nell'assemblea locale. Il processo nei loro confronti è stato definito "il più grande mai celebrato nel Paese per ragioni inerenti alla sicurezza nazionale".
Tra le accuse a carico del gruppo anche quella di aver messo il veto sui bilanci e tentato di costringere alle dimissioni l'allora leader filo-cinese, Carrie Lam.
L'avvocato Benny Tai, noto politico e accademico di fama internazionale, è stato condannato a 10 anni di reclusione, la pena più lunga finora comminata in base alla legge del 2020, promulgata un anno dopo le massicce proteste pro-democrazia nella Regione amministrativa speciale cinese.
Gwyneth Ho, attivista pro-democrazia e membro del gruppo noto come “Hong Kong 47”, è stata invece condannata a sette anni di carcere. Nella sua prima dichiarazione pubblica dopo molto tempo, pubblicata sulla sua pagina Facebook, Ho ha riflettuto sulla lotta per la libertà e la democrazia. Nel post ha citato la storia di Maria Kolesnikova, attivista bielorussa, imprigionata dal governo di Minsk, diventata un simbolo della resistenza contro il regime autoritario di Alexander Lukashenko. Nel suo messaggio, Ho ha sottolineato l'importanza dei legami umani e il valore dell'espressione politica di fronte all'oppressione e ha ribadito che il vero significato della lotta risiede nella fede reciproca e nell'azione collettiva. “La vera sovversione è il desiderio del popolo di Hong Kong di essere ascoltato e riconosciuto”, ha affermato, criticando la narrazione ufficiale che ‘distorce la realtà della resistenza democratica a Hong Kong’.
Hong Kong pro-democracy icons sentenced to years in jail https://t.co/ZXjw3k9Enz
— BBC News (UK) (@BBCNews) November 19, 2024
La reazione di Taiwan
Si tratta di una “grave violazione della libertà e della democrazia” dei cittadini di Hong Kong, ha dichiarato martedì il governo taiwanese, ribadendo il suo “sostegno” alla metropoli. In una dichiarazione rilasciata poche ore dopo l'annuncio del verdetto, la portavoce presidenziale Karen Kuo ha sottolineato che “la democrazia non è un crimine” e ha condannato “con forza” il governo cinese per aver utilizzato “metodi e procedure giudiziarie inique per reprimere la partecipazione politica e la libertà di espressione dei democratici di Hong Kong”.
Kuo ha rimarcato che i popoli di Taiwan e Hong Kong “condividono un impegno per la libertà e la democrazia” e, pertanto, ha affermato che l'isola continuerà a sostenere la metropoli attraverso il “progetto di assistenza umanitaria e solidarietà con Hong Kong”, un'iniziativa lanciata dal governo taiwanese dopo le proteste di massa del 2019.
La preoccupazione dell'Australia
Il governo si è detta "gravemente preoccupata" per la condanna degli attivisti pro-democrazia giudicati "sovversivi" ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale 2020. Tra questi figura infatti Gordon Ng, cittadino con doppia cittadinanza, australiana e di Hong Kong. "Questo è un momento molto difficile per il signor Ng, la sua famiglia e i suoi sostenitori", ha dichiarato il ministro degli Esteri australiano Penny Wong, evidenziando "forti obiezioni" in merito "all'applicazione sempre più estesa" di una legge fortemente sostenuta da Pechino.