AGI - Il presidente del Brasile Luiz Ina'cio Lula da Silva, ha accolto domenica, in veste di presidente del Gruppo delle maggiori economie mondiali, i capi di Stato e di governo del G20 per la due giorni di summit a Rio de Janeiro. La presidenza brasiliana aveva indicato tre priorità da discutere: la lotta alla fame, la transizione verso le energie rinnovabili e la riforma delle istituzioni internazionali ma sui lavori in agenda, come gli osservatori avevano ampiamente previsto, hanno indubbiamente pesato le guerre in corso, in Ucraina e in Medio Oriente, nonché la recente vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane. I media, al termine degli incontri di lunedì, evidenziano i punti principali discussi dai leader nonché i successi incassati dalla presidenza di turno e i 'nodi' che restano sul tavolo nonostante gli sforzi brasiliani.
Clima, nessun passo avanti
Le aspettative coltivate da molti sulla possibilità che il G20 riuscisse a sbloccare lo stallo dei negoziati sul clima registrato a Baku, durante la recemte Cop 29, sono andate presto deluse. La dichiarazione finale dei leader riconosce generalmente "la necessità di aumentare i finanziamenti per il clima" fino a "trilioni di dollari da tutte le fonti" ma senza specificare chi dovrebbe contribuire maggiormente al sostegno delle azioni per mitigare l'impatto devastante del cambiamento climatico. Nel loro comunicato i leader, evidenziano gli osservatori, hanno fatto anche un sostanziale passo indietro sulla transizione green visto che non è menzionato l'impegno per "una transizione giusta, ordinata ed equa dai combustibili fossili nei sistemi energetici", che era stato invece ottenuto nell'ultima Cop di Dubai, l'anno scorso.
Per l'Ucraina una pace "giusta e duratura"
È stata la guerra in Ucraina, sulla scia del via libera all'utilizzo di missili a lungo raggio della Casa Bianca a Kiev, il tema più discusso della giornata. In merito a questo, i leader hanno dichiarato di accogliere "con favore tutte le iniziative pertinenti e costruttive a favore di una pace giusta e duratura in Ucraina" ricordando peraltro i principi della Carta delle Nazioni Unite "per la promozione di relazioni pacifiche, amichevoli e di buon vicinato tra le nazioni". A lasciare perplessi, tuttavia, il fatto che anche questa volta si sia preferito sorvolare sulla spinosa questione della responsabilità. La dichiarazione denuncia generalmente "la minaccia o l'uso della forza" per ottenere vantaggi territoriali, ma non menziona esplicitamente (come era successo a Nuova Delhi) l'"aggressione" russa che ha scatenato la guerra. Anche in questo capitolo, insomma, il compromesso raggiunto resta al ribasso.
Today on the frontline. Currently in Kupiansk, after visiting Pokrovsk. I spent time with our brigades, congratulating the men and women—our warriors—on Sergeant’s Day.
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) November 18, 2024
Sergeants are the backbone of our military, essential for the effective work of officers and entire units. I… pic.twitter.com/74rCyPVoHl
Medio Oriente, sì al 'cessate il fuoco'
Sulla necessità di sospendere quanto prima gli scontri a Gaza e in Libano, i leader del G20 si sono invece dichiarati "uniti". "Nell'esprimere la nostra profonda preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e per l'escalation in Libano, sottolineiamo l'urgente necessità di estendere il flusso di assistenza umanitaria e di rafforzare la protezione dei civili", si legge infatti nel comunicato finale. - In linea con la proposta di Lula, tasse ai super ricchi: Per diversi economisti e per le Ong il G20 ha fatto passi da giganti sulla cosiddetta "global minimum tax", l'idea proposta dalla presidenza brasiliana e finita nell'agenda del Summit che punta a tassare i super Paperoni del Pianeta (stando ai dati, circa 3mila multi miliardari del mondo).
Una tassa del 2% sui super redditi, secondo la proposta brasiliana, potrebbe addirittura portare a un gettito di 250 miliardi di dollari l'anno. E su quest'idea, i leader si sono detti pronti a cooperare: "Nel pieno rispetto della sovranità fiscale, cercheremo di impegnarci in modo cooperativo per garantire che le persone molto ricche siano effettivamente tassate", si legge infatti nella dichiarazione finale. Una grande vittoria per Lula.
Alleanza contro la fame globale
Anche questo era uno dei punti più sentiti dalla presidenza brasiliana del G20. E anche su questo fronte, sottolineano gli osservatori, il Presidente Lula può dirsi soddisfatto perche' ben 82 Paesi hanno aderito alla sua iniziativa di un'Alleanza globale contro la fame e la povertà che si adoperi per un mondo piu' equo. L'obiettivo e' riuscire ad alleviare le condizioni di fame estrema di circa mezzo miliardo di persone entro il 2030. Il fatto che la lotta sia stata condivisa dal G20 e da altre nazioni dà effettivamente una dimensione internazionale alla crociata contro fame e disuguaglianze che affliggono il Pianeta.