AGI - L'Associazione Giornalisti Europei (Association European Journalists, Aej) torna in Italia, a Roma, dopo oltre quarant'anni, per il suo 62esimo Congresso. L'aula Magna del dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università Roma Tre ha accolto stamani un centinaio di giornalisti in rappresentanza delle sezioni nazionali di trenta Paesi del Continente per un appuntamento che, negli anni, è diventato imprescindibile: per confrontarsi sulle principali problematiche della professione, fare un punto sulla situazione della libertà di stampa e individuare risposte alle sfide future del giornalismo, alla luce degli scenari geopolitici attuali e dei grandi temi di attualità.
Nata a Sanremo nel 1962, su iniziativa della sezione italiana di giornalisti (una delle più numerose), l'Aej aveva organizzato il suo ultimo Congresso nella Capitale nel lontano 1982. Circostanza che ha ricordato il suo vicepresidente internazionale, Giuseppe Jacobini, già caporedattore Rai e conduttore di diversi programmi televisivi, aprendo i lavori con la presidentessa dell'Aej, Isaia Tsaousidou insieme a Massimiliano Fiorucci, Presidente dell'Università Roma Tre (che con il Laboratorio di Educazione e Formazione all'Europa ha collaborato all'organizzazione del congresso) e con Apostolos Tzitzikostas, già presidente del Comitato Europeo delle Regioni e prossimo commissario Ue ai Trasporti e al Turismo.
Tra gli interventi più attesi quello di William Orsley, storico corrispondente della Bbc e direttore internazionale del Centre for Freedom of the Media (Cfom) che ha dedicato ampio spazio alle nuove minacce per la libertà di stampa, e quello del giornalista turco. Dogan Tilic, che con coraggio ha denunciato le crescenti pressioni cui sono sottoposti i giornalisti nel suo Paese. Chiamati a intervenire in rappresentanza dell'Italia, la direttrice di AGI, Rita Lofano che ha parlato dell'Europa al banco di prova, tra l'imperativo di integrarsi per far sentire la propria voce o auto condannarsi all'irrilevanza in uno scenario internazionale in rapida evoluzione, e l'editorialista del Corriere della Sera, Fabio Filocamo, che ha invece analizzato l'impatto delle nuove tecnologie e dell'I.A. in particolare sul giornalismo e la comunicazione.
"L'Europa non ha più scuse e non può più permettersi di tergiversare restando un progetto incompleto", ha esordito Lofano suggerendo alla platea che proprio il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, da più parti visto come un "pericolo" per l'Ue, potrebbe in realtà rappresentare un'opportunità per fare passi avanti sul fronte dell'integrazione. Costruire una difesa comune e un'Unione sempre più integrata politicamente, rispondere alla sfida della competitività in linea con la road map tracciata da Mario Draghi, trovare soluzioni concrete al problema dell'immigrazione e chiudere, almeno in Europa, il gap di genere, un problema che ha tutt'ora una dimensione globale preoccupante. Sono queste, per Lofano, le maggiori sfide dietro l'angolo per l'Europa. "Macro questioni - ha affermato - rispetto le quali l'Ue non può più tirarsi indietro", anche perché "con Trump alla Casa Bianca è giunto il momento di imprimere una svolta decisiva al progetto comunitario".
La campagna europea "Journalists Matter", in difesa della libertà d'informazione e della sicurezza dei giornalisti, alla luce dei dati preoccupanti aggiornati dal Cfom con il Consiglio d'Europa, è stato un altro tema approfondito nel corso della giornata, sia nell'intervento di William Orsley che nella successiva tavola rotonda. Forte di numeri che certificano la crescente insicurezza in cui devono operare i giornalisti ma anche in Europa, Orseley ha lanciato un potente richiamo ad "attivarsi in ogni nazione per sostenere la Raccomandazione Onu del 2016 sulla sicurezza dei giornalisti, continuando a monitorare lo stato del giornalismo nei diversi contesti".
Mentre omicidi, attacchi e carcerazioni di giornalisti crescono ovunque, di pari passo con l'imporsi delle autocrazie nel mondo, "il giornalismo - ha avvertito - è alle prese con una stagione di nuovo autoritarismo che ha trovato terreno fertile, paradossalmente proprio in società sempre più inondate d'informazione". Oggi, insomma, c'è una rinnovata urgenza di battersi per qualcosa che avevamo dato erroneamente per scontato come la libertà di pensiero e di espressione e "i giornalisti devono capire che la libertà di stampa e la democrazia possono esistere solo se realmente protette da buone leggi e dall'indipendenza giudiziaria", ha ammonito Horsley invitando i presenti "non solo a coprire le notizie, ma a proteggersi diventando attivi sostenitori transfrontalieri della libertà di stampa".
A confermare l'allarmante realtà in cui si trovano i giornalisti in aree sempre più estese del mondo è stato - in collegamento dalla Turchia - Dogan Tilic, responsabile del giornale indipendente "Birgun" e firma internazionalmente nota per le battaglie condotte in nome della libertà di stampa. "Il giornalismo turco - ha dichiarato - è sempre più sottoposto al controllo del governo, vittima di minacce anche fisiche, procedimenti penali e incarcerazioni arbitrarie: i giornalisti, sono letteralmente presi di mira, non solo a Gaza (dove ne sono morti almeno 128) ma ovunque, sono sempre più spesso attaccati, minacciati e temono per la propria vita". Allora, "come possiamo difendere oggi la libertà di stampa?", ha chiesto Tilic a una sala visibilmente commossa.