AGI - Nonostante il ripetersi di fenomeni meteorologici estremi riconducibili al riscaldamento globale, il mondo continua a sottovalutare l'impatto del cambiamento climatico. Pochi giorni prima della Cop29 che si apre a Baku, è stato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres a lanciare un nuovo appello ad agire subito, perché il punto irreversibile di non ritorno si sta avvicinando.
L'aumento della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali si sta rapidamente avviando a superare 1,5 gradi, che era stato fissato come obiettivo da non superare in occasione dell'accordo di Parigi nel 2015, proprio per evitarne le conseguenze catastrofiche. Il campanello di allarme di piogge, inondazioni, incendi, con le loro conseguenze tragiche su uomini e infrastrutture, non è finora bastato a far spingere sull'acceleratore le politiche ambientali dei Paesi.
Guterres ha ricordato in un'intervista al Guardian che l'umanità si sta avvicinando a punti di non ritorno irreversibili come il collasso della foresta pluviale amazzonica e della calotta glaciale della Groenlandia e ha evidenziato che i governi non stanno facendo i tagli profondi alle emissioni di gas serra necessari.
Durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, Donald Trump si era svincolato dagli impegni dell'accordo di Parigi: con il suo ritorno alla presidenza Usa, un'eventuale seconda scelta analoga potrebbe paralizzare l'intero processo, mette in guardia Guterres, che sollecita anche un maggiore coordinamento sulle crisi ambientali interconnesse del 21 secolo. È impossibile, ha detto, agire sul riscaldamento globale senza preservare la biodiversità per proteggere le foreste e gli altri "magazzini" naturali di carbonio.
"Il mondo sta ancora sottovalutando i rischi climatici - ha detto Guterres - Stiamo per giungere a una serie di punti di non ritorno che accelereranno drasticamente gli impatti del cambiamento climatico. È assolutamente essenziale agire ora e ridurre drasticamente le emissioni".
A Baku, i negoziatori dovranno fra l'altro fissare un nuovo obiettivo finanziario per sostituire l'impegno di 100 miliardi di dollari in scadenza il prossimo anno, stabilendo quali paesi contribuiranno a fornire il denaro necessario per decarbonizzare l'economia mondiale.
Le pressioni saranno soprattutto sui ricchissimi Emirati Arabi Uniti (EAU) e Arabia Saudita, le cui economie sono pero' basate proprio sullo sfruttamento dei combustibili fossili. Molti Stati del nord del mondo ritengono che la Cina non debba più essere classificata come paese in via di sviluppo nel processo climatico delle Nazioni Unite a causa del suo potere economico e che si debba quindi pretendere che contribuisca ai finanziamenti.
Secondo un sondaggio del Guardian fra centinaia di scienziati del clima, la maggior parte si aspetta che il riscaldamento globale superi 1,5 gradi, raggiungendo almeno 2,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali di questo secolo e suscitando avvertimenti di distruzione sociale su larga scala.
Le organizzazioni ambientaliste rappresentate a Baku sottolineano che "l'urgenza di affrontare la crisi climatica è più pressante che mai". "Nonostante i risultati delle elezioni statunitensi - hanno spiegato in un briefing pre-Cop29 le associazioni riunite nel Climatenetwork - l'imperativo scientifico e morale di affrontare le emissioni globali e costruire la resilienza climatica rimane".
In particolare, la rete delle Ong ambientaliste si aspetta che "l'UE svolga un ruolo attivo per contribuire a raggiungere un accordo per un nuovo obiettivo finanziario che sposti realmente le risorse dai paesi ricchi ai paesi più vulnerabili al clima, in particolare nel sud del mondo".
Fra gli ambientalisti è sempre stato evidente il malcontento per la scelta di Baku, capitale di uno Stato non democratico e la cui economia è basata sullo sfruttamento delle risorse di combustibili fossili, per guidare negoziati che difficilmente porteranno a decisioni nocive per i suoi interessi.