AGI - "Non mi sento di fare previsioni. Purtroppo, le macchine di voto elettronico della Dominion hanno dato già qualche problema in passato. Il rischio di discrepanze resta concreto, ma confido in un risultato storico per Trump, magari simile alla vittoria di Reagan". Così, all'AGI, l' analista politico italo-americano George Guido Lombardi, consigliere di Donald Trump, a una settimana dal voto negli Stati Uniti e a poche ore dal discorso di Kamala Harris all'Ellisse, il parco a Sud della Casa Bianca nel quale il 6 gennaio 2021 Trump tenne il comizio che alimento' la rabbia dei suoi sostenitori, che poi sarebbero andati a Capitol per prendere d'assalto il Congresso.
"Non mi sorprenderei di qualche colpo di scena dalla propaganda democratica, soprattutto da parte della Harris, sono disperati. Invece, per Trump non mi aspetto sorprese", dice. "Domenica scorsa al Madison Square Garden di New York, Trump ha tenuto uno dei suoi migliori discorsi - aggiunge - attirando un vasto pubblico anche in una città tradizionalmente orientata a sinistra".
Secondo Lombardi, il voto delle minoranze potrebbe rivelarsi decisivo: "I latinos, tradizionalmente divisi, ora si sono spostati in massa verso Trump perchè temono loro per primi l'immigrazione incontrollata che mina le opportunità lavorative. Anche tra gli afro-americani si è visto un cambiamento. Mentre in passato votavano democratico al 90-95%, oggi la percentuale è scesa al 40-50%, soprattutto tra i giovani che si sentono minacciati dall'afflusso di manodopera sottopagata".
Quanto alla comunità italo-americana, che tradizionalmente è equamente divisa tra democratici e repubblicani, per l' analista italo-americano "questa volta potrebbe pendere dalla parte dei repubblicani, anche se nelle grandi città gli italo-americani sono ancora influenzati dai legami con amministrazioni di sinistra". Il suo riferimento è ad alcuni premi culturali che recentemente hanno escluso tutti i nomi repubblicani in favore di figure legate all'amministrazione Biden.
Per il consigliere di Trump è positivo il mancato l'endorsement del Washington Post e del Los Angeles Times a Kamala Harris. "è un messaggio che lascia intravedere che una parte del partito democratico, piu' moderata, è pronta a dissociarsi in caso di sconfitta, proprio per evitare future rappresaglie interne", rileva.