AGI - I due progetti di legge approvati dalla Knesset che prendono di mira l'agenzia di soccorso delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono solo l'ultimo episodio di decenni di braccio di ferro tra Israele e l'agenzia Onu. Una decisione criticata dalla comunità internazionale, a cominciare dagli alleati Usa, che di fatto vieta le "attività dell'Unrwa in territorio israeliano", compresa Gerusalemme Est, occupata e annessa da Israele. Un secondo testo vieta ai funzionari israeliani di collaborare con l'Unrwa e i suoi dipendenti, il che comprometterebbe notevolmente le attività dell'agenzia, considerata la "spina dorsale" degli aiuti umanitari a Gaza.
Non è la prima volta che l'agenzia Onu si ritrova a fronteggiare limitazioni operative, critiche e tagli ai propri finanziamenti. In passato, la controversia più clamorosa è stata l'accusa di Israele secondo cui 12 dipendenti dell'agenzia avrebbero preso parte all'attacco sferrato da Hamas lo scorso 7 ottobre, spingendo 16 Paesi, tra cui l'Italia, a sospendere il sostegno economico all'Unrwa.
"Lo abbiamo detto per anni: Unrwa non fa altro che peggiorare il problema dei rifugiati, ostacolare la pace e fungere da spalla per Hamas a Gaza. Unrwa non è la soluzione, molti dei suoi dipendenti sono vicini ad Hamas", aveva detto il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. Nel 2021 fu l'Unione Europea a negare a Unrwa una cospicua parte dei finanziamenti, una decisione giustificata dalla "mancata rimozione dai testi scolastici di contenuti che incitano all'antisemitismo e alla violenza".
Nel 2018 toccò a Donald Trump impartire il colpo forse più duro ad Unrwa, negando all'agenzia centinaia di milioni di dollari. In quello stesso anno il premier Benjamin Netanyahu, al potere all'epoca come oggi, affermò che Unrwa "mantiene volontariamente vivo il problema dei profughi". Una polemica nata dopo la decisione di riconoscere lo status di rifugiati a palestinesi con la cittadinanza di altri Paesi.
La mossa di Unrwa, nei fatti, riconosceva a circa 5,7 milioni di palestinesi della diaspora il diritto di tornare alle case da cui erano stati espulsi nel 1948, una decisione, si difese l'agenzia, in linea con la risoluzione 194 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel 2010 il governo canadese decise di negare i fondi destinati ad Unrwa "in linea con i valori canadesi", per riprendere l'erogazione nel 2016.
Fondata nel 1949, l'Unrwa che avrebbe dovuto prestare assistenza agli sfollati palestinesi in via temporanea, si è poi radicata sul territorio, fornendo aiuti umanitari in tutto a 5,9 milioni di persone: istruzione, sanità e servizi sociali. Per generazioni è stata un'ancora di salvezza vitale nella Striscia di Gaza. Nei territori palestinesi l'agenzia ha 13 mila impiegati, il 99% dei quali palestinesi.
In tutto, con ben 30 mila dipendenti costituisce un'importante agenzia dell'Onu, attiva anche in Paesi come Siria, Libano, Giordania. Gestisce ben 58 campi rifugiati, 706 scuole frequentate da oltre 543 mila studenti, 140 servizi sanitari primari in cui vengono effettuate più di 7 milioni di visite mediche. Ora il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, ha denunciato il divieto di Israele che secondo lui "aggraverà la sofferenza dei palestinesi". Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato di temere "conseguenze devastanti" se le due leggi fossero applicate.