AGI - Nuova spinta per cercare di trovare un accordo che metta fine alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza e assicuri il ritorno degli ostaggi a casa. Dopo mesi di tentativi di mediazione falliti, sono ripresi i colloqui a Doha e dall'Egitto è arrivata una proposta che prevede una tregua di due giorni nella Striscia in cambio della liberazione di quattro rapiti e di detenuti palestinesi. A seguire, ulteriori negoziati entro 10 giorni. Dopo l'uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, da più parti si è invocata una nuova azione negoziale per mettere fine al conflitto e ottenere il rilascio dei 101 ostaggi che sono ancora a Gaza, 34 dei quali sono già ritenuti morti dall'Idf.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, aprendo la sessione invernale della Knesset dopo tre mesi di pausa, ha confermato che lo Stato ebraico sta lavorando per una soluzione temporanea, con la liberazione di alcuni rapiti in cambio di alcuni giorni di stop ai combattimenti. Ieri il capo del Mossad David Barnea è arrivato a Doha per incontrare il capo della Cia William Burns e il premier qatarino Mohammed bin Abd al-Rahman bin al-Thani. I colloqui sono continuati oggi e il capo dell'intelligence è quindi tornato in patria.
"Le parti hanno discusso un nuovo schema che combina le proposte precedenti e tiene anche conto delle questioni chiave e degli sviluppi recenti nella regione", ha fatto sapere l'ufficio del premier israeliano, precisando che "nei prossimi giorni le discussioni proseguiranno tra i mediatori e Hamas sulla fattibilità dei colloqui, nel tentativo di promuovere un'intesa". Il gruppo militante palestinese è pronto ad accettare la proposta egiziana, hanno riferito fonti interne al canale di notizie saudita Al-Sharq, ma l'obiettivo finale resta il completo ritiro di Israele dalla Striscia e lo Stato ebraico questo "non è disposto a farlo", ha affermato un funzionario israeliano. Ieri il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che saranno necessarie "dolorose concessioni" nei negoziati e che la sola azione militare non permettera' di raggiungere gli obiettivi del Paese.
Intanto, sul terreno, proseguono i combattimenti a Gaza e in Libano. Le forze armate israeliane hanno riferito di aver effettuato un centinaio di arresti di combattenti nel Kamal Adwan Hospital nel nord della Striscia.
Tra i fermati, miliziani che tentavano di fuggire durante l'evacuazione dei civili, si legge in una nota dell'Idf, in cui si precisa che i soldati hanno trovato "armi, fondi e documenti di intelligence nell'ospedale e nell'area circostante". Il bilancio dei morti nell'enclave palestinese dall'inizio della guerra è arrivato a 43.020 morti e oltre 101 mila feriti.
Nel mirino dell'Idf anche Tiro, nel sud del Libano, che è stata nuovamente bombardata dopo un primo round di attacchi che ha fatto almeno sette morti. Secondo testimoni, dense nubi di fumo hanno ricoperto parti della città costiera, tra cui un edificio sul lungomare. L'Idf aveva avvertito i residenti di alcune zone di evacuare immediatamente, avvertendo che avrebbe attaccato obiettivi di Hezbollah.
Da Teheran, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghai ha assicurato che l'Iran userà "tutti i mezzi disponibili per rispondere con fermezza ed efficacia all'aggressione del regime sionista". Per il capo dei Guardiani della rivoluzione islamica, Hossein Salami, Israele "non è riuscito a raggiungere i suoi orribili obiettivi" con i raid di sabato scorso contro obiettivi militari iraniani. È stato un "un errore di calcolo" e ci saranno "conseguenze amare e inimmaginabili".
Nel suo discorso alla Knesset, Netanyahu ha ribadito che la Repubblica islamica "sta costruendo un'industria di missili balistici" e che "Israele è il vero ostacolo sul suo cammino". Lo Stato ebraico ha "danneggiato gravemente i sistemi di difesa dell'Iran e la sua capacita' di produrre missili che sono puntati contro di noi. Non erano piccoli laboratori di esplosivi come in Giudea e Samaria (la Cisgiordania, ndr) o nella Striscia di Gaza ma 'fabbriche di morte' industriali", ha aggiunto. "La nostra strategia a lungo termine, che spero si realizzi presto, è quella di smantellare l'asse del male, tagliargli le armi a nord e a sud, esigere un prezzo elevato dall'Iran e dalle sue metastasi e impedirgli di acquisire armi nucleari".
Con la riapertura del Parlamento, sono tornare tensioni nel governo israeliano: il partito ultraortodosso United Torah Judaism spinge per l'approvazione della legge sulla leva obbligatoria che esenti i giovani haredi prima di dare il via libera alla legge di bilancio. Il tema della coscrizione è molto sentito in Israele, in particolare ora con due conflitti in corso. Per il ministro della Difesa Yoav Gallant, reclutare gli ultra-ortodossi "non è una questione politica, ma una questione di sicurezza e morale. La situazione è grave, abbiamo più feriti e più caduti. Abbiamo bisogno di più soldati e più combattenti".
Tra i temi all'ordine del giorno, sui quali è atteso il voto del Parlamento, c'è la proposta di legge promossa dall'esecutivo contro l'Unrwa. Se passasse, l'agenzia Onu per i palestinesi, responsabile della distribuzione degli aiuti a Gaza, verrebbe privata delle immunità legali e sarebbe limitata la sua capacità di sostenere i palestinesi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.