AGI - Il primo voto di Michael Lindell per un presidente degli Stati Uniti fu un nero, come lui. Quattro anni dopo scelse di nuovo un nero: Barack Obama. Ma da allora Lindell, afroamericano della Georgia, è diventato un sostenitore di Donald Trump. "La prima volta che ho votato per Trump - racconta al Financial Times - ero un po' riluttante perché ero condizionato dal voto Democratico. Questa volta non ho dubbi: Trump mi ha aperto gli occhi su molti punti". Gli elettori afroamericani in Georgia formano il 33 per cento.
Questo è uno degli Stati chiave, cioè in bilico tra Repubblicani e Democratici, ritenuti decisivi per conquistare la Casa Bianca. La posizione di Lindell rappresenta un problema per la vicepresidente Kamala Harris. I sondaggi mostrano che Trump è in leggero vantaggio in questo Stato, e dietro il risultato c’è il sostegno crescente nella comunità di afroamericani. Il dato preoccupa i Democratici, perché nel 2020 Joe Biden vinse in Georgia per soli 11.799 voti. Secondo il rilevamento Insider Advantage, la percentuale di neri che dichiarano di votare Trump è arrivata al 14 per cento. Nel 2020 era l'11 per cento. Quel tre per cento, spalmato su centinaia di migliaia di voti, può risultare decisivo. Lo stesso trend sembra registrarsi in altri Stati chiave, come nel Midwest e in Pennsylvania.
Ma cosa spinge un nero ad appoggiare Trump, cioè uno che si è mostrato al fianco, in passato, con suprematisti bianchi come Nick Fuentes? Michaelah Montgomery, che ad Atlanta, in Georgia, è tra le maggiori attiviste afroamericane per Trump, ha bocciato Biden: "Ai Democratici non importa niente degli uomini neri, a meno che non siano morti o gay". Il tycoon viene visto come garante dei diritti dei neri, o perlomeno non ipocrita. La stessa situazione si registra nella comunità degli ispanici, una volta bacino solido di voti per i progressisti: anche qui, dall'Arizona al Nevada, è crescente una certa sfiducia verso l'amministrazione Biden.
A pesare, in questo caso, è anche l'aspetto religioso: i latinos sono molto cattolici e antiabortisti, e per questo ritengono che Trump sia una garanzia perché il divieto all'interruzione di gravidanza venga esteso a livello federale in tutti gli Stati, anche quelli a guida Democratica. Secondo il sondaggio Usa Today/Suffolk University, dopo la convention progressista di Chicago, ad agosto, Harris guidava tra i latinos e gli afroamericani di cinque punti, 48 a 43, mentre adesso il vantaggio si è ridotto di un punto, 44 a 43. A pesare, secondo molti analisti americani, è anche la paura di venire messi ai margini, uno stato d'angoscia che spinge molti afroamericani e ispanici a cercare di sentirsi più "bianchi", inseriti nel tessuto sociale dominante, iscrivendosi alle liste Repubblicane.
Nelle zone rurali si sta diffondendo la paura di vendette in caso di vittoria di Trump, per questo molti si iscrivono alle liste elettorali del Partito conservatore per garantirsi un'immagine che li renda meno bersaglio degli estremisti, se le urne dovessero confermare il ritorno dell'ex presidente alla Casa Bianca. Se poi anche nel segreto dell'urna confermeranno la scelta, lo sapremo soltanto dopo il 5 novembre, l'Election Day.