AGI - Due comandanti di Hezbollah sono stati uccisi nel Libano meridionale in un raid dell'aeronautica israeliana. Secondo l'Idf, uno dei terroristi uccisi era Ahmad Mustaga Alhaj Ali, responsabile del lancio di centinaia di razzi e missili anticarro sulla città di Kiryat Shmona. L'altro era Muhammad Ali Hamdan, comandante del corpo anticarro a Meiss Ej Jabal, oltre il confine di Kiryat Shmona, anche lui considerato responsabile di molti attacchi alle comunità del nord.
L'Idf ha anche fatto sapere di aver colpito ieri e durante la notte depositi di armi nel Libano meridionale e a Beirut. Qui, sostengono fonti libanesi, almeno cinque paramedici e soccorritori della Protezione civile libanese sono morti in un attacco israeliano contro uno dei loro centri. "Cinque membri dello staff operativo del centro regionale di Tiro sono morti in seguito ad un attacco aereo israeliano diretto contro il Centro di protezione civile nella città di Dardaghya, dove si trovavano all'interno del centro, pronti a ricevere chiamate di soccorso", ha fatto sapere la Protezione Civile in un comunicato, "I continui attacchi contro le organizzazioni di soccorso raddoppiano gli orrori della guerra ed è necessaria una posizione ferma da parte della comunità internazionale".
Almeno 28 palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi e altri 54 feriti in un bombardamento israeliano su una scuola che ospitava sfollati a ovest della città di Deir al-Balah, nel centro di Gaza. È quanto ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche.
La diplomazia Usa al lavoro per isolare Hezbollah
Approfittare dell'offensiva militare israeliana per isolare politicamente Hezbollah nella regione. È la strategia che la diplomazia Usa sta perseguendo, rivela il Wall Street Journal, pur senza grande riscontro. L'amministrazione Biden sta spingendo perché l'elezione del nuovo presidente libanese serva a marginalizzare il movimento sciita filoiraniano all'interno della vita politica del Paese, fino alla una progressiva espulsione. Il segretario di Stato Antony Blinken ha chiamato i leader di Qatar, Egitto e Arabia Saudita per chiedere loro di sostenere l'elezione di un nuovo presidente libanese. Anche un alto funzionario della Casa Bianca, Amos Hochstein, ha detto ai funzionari arabi che l'indebolimento di Hezbollah da parte degli attacchi israeliani dovrebbe essere visto come un'opportunità per rompere potenzialmente una situazione di stallo politico. I partiti del paese non sono stati in grado di concordare un nuovo presidente da quando Michel Aoun ha lasciato l'incarico alla fine del suo mandato nel 2022.
L'iniziativa statunitense mira ad affrontare le frustrazioni per anni di governo inefficace che hanno impedito le riforme e consolidato il potere delle elite politiche del Libano, tra cui Hezbollah. Lo sforzo segna un allontanamento dalle richieste dell'amministrazione di poche settimane fa per un cessate il fuoco immediato, e alcuni nel Paese e nella regione temono che premere per dare potere a un candidato ora potrebbe innescare il tipo di lotta settaria che ha lacerato il Libano negli ultimi decenni. "Quello che vogliamo, in definitiva, è che il Libano sia in grado di spezzare la morsa che Hezbollah ha avuto sul Paese e rimuovere il veto di Hezbollah su un presidente", ha detto ai giornalisti questa settimana il portavoce del Dipartimento di Stato Matt Miller.
Anni di sforzi sostenuti dagli Stati Uniti per imporre riforme al sistema di governo del Libano hanno portato a pochi cambiamenti e l'iniziativa statunitense ha il sostegno dell'Arabia Saudita, ma funzionari di Egitto e Qatar, che hanno svolto un ruolo chiave nei negoziati per il cessate il fuoco sia a Gaza che in Libano, considerano il piano americano irrealistico e persino pericoloso. Nei colloqui con i funzionari statunitensi, hanno sostenuto che Israele non riuscira' mai a distruggere Hezbollah e che il gruppo deve essere parte di qualsiasi soluzione politica al conflitto. L'Egitto ha anche espresso la preoccupazione che cercare di intromettersi nella politica libanese durante la crisi potrebbe aumentare il rischio di lotte intestine in un Paese che ha sofferto una debilitante guerra civile conclusasi nel 1990. Molte delle fazioni politiche del paese sono guidate da ex signori della guerra emersi da quel conflitto.
Attacco israeliano nella provincia di Homs
L'esercito israeliano ha effettuato un attacco nella provincia di Homs, nella parte centrale della Siria. Lo riportano i media siriani. L'operazione ha preso di mira un'area industriale nella città di Hassia, a circa 30 chilometri a sud della città di Homs, ha specificato l'agenzia di stampa statale Sana, aggiungendo che le prime informazioni indicano che l'attacco ha preso di mira una fabbrica di automobili provocando danni materiali.
L'attacco aereo ha colpito anche veicoli carichi di forniture mediche e di soccorso che hanno provocato un vasto incendio, ha proseguito l'agenzia Sana. Dallo scoppio della guerra civile siriana nel 2011, Israele ha effettuato centinaia di attacchi nel Paese, colpendo principalmente le postazioni dell'esercito e i combattenti sostenuti dall'Iran, compresi gli Hezbollah libanesi. L'attacco è avvenuto dopo che i media statali siriani hanno riportato che mercoledì i bombardamenti israeliani hanno ucciso un poliziotto nel sud della Siria, vicino alle alture del Golan annesse a Israele, in un raid che secondo l'esercito israeliano ha ucciso un esponente di Hezbollah all'interno in Siria.
Le accuse: "Tel Aviv spara sui giornalisti"
Giornalisti nel mirino degli attacchi israeliani, secondo le accuse di Hamas e di al-Jazeera. Il gruppo terroristico ha accusato Israele di aver ucciso un cameraman della sua emittente tv nella Striscia di Gaza, mentre l'emittente qatariota ha riferito che uno dei suoi giornalisti è stato ferito da soldati israeliani nel nord del territorio palestinese. Muhammad al-Tanani, cameraman della tv Al-Aqsa, sarebbe rimasto vittima di quello che Hamas ha definito un "crimine spregevole" di cui l'esercito israeliano è "pienamente responsabile". Il gruppo terroristico non ha fornito dettagli sulle circostanze della sua morte.
Al Jazeera, nel frattempo, ha affermato mercoledì che uno dei suoi cameraman, Fadi al-Wahidi, è stato "colpito nel nord di Gaza, secondo membro dello staff dell'emittente a essere ferito in un attacco israeliano questa settimana". Secondo un giornalista dell'AFP, Wahidi è stato ferito al collo a Jabalia, a nord di Gaza City, mentre copriva le operazioni israeliane in un'area che l'esercito aveva precedentemente ordinato ai civili di evacuare. Al Jazeera ha reso noto su X che le sue condizioni sono critiche. L'esercito israeliano ha ripetutamente accusato i giornalisti di Al Jazeera di legami con Hamas o con il suo alleato, la Jihad islamica. La rete ha respinto con forza le accuse e ha affermato che Israele prende sistematicamente di mira i suoi giornalisti nella Striscia di Gaza. Quattro giornalisti di Al Jazeera sono stati uccisi dall'inizio della guerra a Gaza e l'ufficio della rete nel territorio è stato bombardato.