AGI - Sette sono i fronti aperti per Israele. Lo Stato ebraico si trova ad affrontare una serie di minacce, racchiuse in quella che il premier Benjamin Netanyahu ha chiamato l'asse della "maledizione", mostrandola su una mappa all'Assemblea Generale dell'Onu.
- HAMAS: L'attacco del 7 ottobre scatenato dal Movimento di resistenza islamico è stato il più letale nella storia del Paese. Un colpo arrivato in maniera inaspettata e che ha messo in crisi la dottrina applicata nei confronti di Hamas fino a quel momento: ampio uso della tecnologia, con il sistema anti-missilistico Iron Dome e la costruzione lungo il confine con Gaza di una barriera altamente sofisticata dotata di telecamere, sensori sotterranei e armi telecomandate. A questa, era stata unita una deterrenza alimentata dall'afflusso di miliardi di dollari dal Qatar per finanziare le condizioni di vita della popolazione. Israele credeva così di poter imbrigliare la resistenza palestinese, forte anche della convinzione che ci fosse una 'stanchezza' nei confronti della questione da parte dei Paesi arabi sunniti della regione.
Questi, era l'assioma, preferivano guardare alle potenzialità di un'alleanza con lo Stato ebraico, vedi gli Accordi di Abramo con Emirati e Bahrein, ai quali Israele sperava di aggiungere presto anche il peso massimo della regione, l'Arabia Saudita. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, ha voluto dimostrare che si sbagliava con un bagno di sangue. Lo Stato ebraico ha reagito, scatenando una guerra su vasta scala nella Striscia, deciso a ottenere una vittoria totale. I tre obiettivi della guerra sono l'eliminazione di Hamas, il rilascio degli ostaggi e la garanzia che la Striscia non rappresenti più una minaccia per la sicurezza di Israele.
Finora, nessuno di questi è stato raggiunto, sebbene in dodici mesi di conflitto le forze armate abbiano inferto duri colpi alla leadership del Movimento islamico, uccidendo tra gli altri il comandante militare, Mohammed Deif, tra le menti del 7 ottobre, e il capo dell'ufficio politico Ismail Haniyeh, insieme a migliaia, tra quadri e combattenti. A fine agosto, l'Idf ha riferito di aver distrutto l'80% dei tunnel nell'area di Rafah, al sud, mentre al nord le stime indicano cifre intorno al 50%. Il bilancio delle vittime, fornito dal ministero della Salute gestito da Hamas e costantemente in crescita, è di quasi 42 mila morti e oltre 96 mila feriti, senza fare distinzioni tra civili e combattenti.
Le devastazioni sono immani, circa due terzi degli edifici nella Striscia sono stati danneggiati o distrutti, secondo quanto reso noto dall'Unosat in base alle immagini satellitari. Non sono stati risparmiate scuole e ospedali, dove hanno trovato rifugio decine di migliaia di sfollati e che secondo i soldati israeliani vengono utilizzati da Hamas come centri di comando, con la popolazione civile come scudo umano. Drammatica la situazione umanitaria, con mancanza di cibo, acqua, corrente elettrica, medicine. All'inizio di settembre, è stata concordata una tregua per permettere la vaccinazione in massa dei bambini dopo la ricomparsa della poliomielite. A Gaza si trovano ancora 101 ostaggi, di cui 64 ritenuti vivi e 33 corpi. Insieme a questi ci sono i resti di due soldati, Oron Shaul e Hadar Goldin, uccisi nella guerra del 2014, e altri due civili israeliani, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, sconfinati anni fa nella Striscia.
- HEZBOLLAH: All'indomani del 7 ottobre, il gruppo libanese filo-iraniano ha cominciato a lanciare razzi, droni e colpi di mortaio sulle comunità nel nord di Israele per solidarietà con Hamas, costringendo circa 80 mila residenti a sfollare. Nonostante i timori per l'apertura di un nuovo fronte, dopo quello di Gaza, lo scambio di fuoco sul confine è andato avanti per quasi un anno, con scambi quotidiani ma senza mai raggiungere il punto di rottura. Già ai primi di novembre 2023, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, nel primo discorso pubblico dal massacro, aveva dettato una posizione attendista, benché condita da assicurazioni sulla partecipazione dell''Asse della Resistenza' e da minacce allo Stato ebraico e agli Stati Uniti. L'obiettivo, aveva fatto capire, è mantenere la pressione sul confine settentrionale ma senza avviare un'escalation su larga scala con un coinvolgimento diretto e più ampio.
Per Israele la presenza di Hezbollah al confine è una chiara violazione della risoluzione Onu 1701 che ha messo fine alla guerra nel 2006 e che richiedeva la smilitarizzazione dell'area, con il ritiro dei combattenti a nord del fiume Litani, insieme al loro disarmo. Se non avverrà, ha minacciato più volte il premier Benjamin Netanyahu, l'Idf lancerà un'offensiva. Gli sforzi diplomatici per evitare un allargamento del conflitto alla regione sono aumentati ma senza risultati.
Lo scambio di fuoco a giugno è diventato più intenso, con una pioggia di razzi sul nord di Israele e raid dell'Idf sempre più in profondità nel Paese dei Cedri, mentre gli appelli alla de-escalation sembravano cascare nel vuoto. Il 12 giugno, in un attacco sul sud del Libano, è stato ucciso il comandante di Hezbollah, Taleb Abdallah. Il 27 luglio un missile è caduto su un campo da calcio a Majdal Shams, un villaggio druso nel Golan, e 12 tra bambini e adolescenti hanno perso la vita. Israele ha risposto pochi giorni dopo con un attacco mirato a Beirut, assassinando l'alto comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr.
Colpi e minacce incrociate sono proseguite fino a metà settembre quando migliaia di cercapersone in dotazione ai combattenti del gruppo in Libano, e anche in Siria, sono esplose, seguiti il giorno dopo dai walkie talkie. In 39 sono rimasti uccisi e migliaia feriti, tantissimi al volto, accecati, e agli arti. Da lì, si sono infittiti gli scambi di fuoco, Israele è passato ai bombardamenti a tappeto sul sud e la valle della Beqaa, insieme a raid mirati su Beirut. In uno di questi, il 27 settembre è stato ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Pochi giorni dopo, l'Idf ha annunciato l'avvio di incursioni limitate nel sud del Paese dei Cedri per colpire le infrastrutture del movimento sciita.
- IRAN: La Repubblica islamica è il 'deus ex machina' dei nemici israeliani nella regione. Lavora ai fianchi dello Stato ebraico, finanziando e armando le milizie sciite. Consiglieri militari di Teheran si trovano in Libano, come in Siria, e in Iraq le milizie filo-iraniane, riunite sotto l'ombrello della Resistenza islamica in Iraq (Iri), sono attive anche contro le basi dove si trovano truppe americane. I due acerrimi nemici sono impegnati da anni in uno scontro a distanza a colpi di intelligence, minacce plateali e attacchi non rivendicati. Nel mirino dello Stato ebraico c'è in primis il programma nucleare della Repubblica islamica.
Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre, l'Iran ha sottolineato che si tratta della "naturale reazione alle politiche belliciste e provocatorie dei sionisti", mettendo l'accento sul "movimento spontaneo dei gruppi di resistenza e del popolo oppresso della Palestina in difesa dei loro diritti inalienabili". A gennaio il presidente Ebrahim Raisi ha elogiato il massacro, che ritiene preannunciare la fine dello Stato ebraico. Cosi' il 4 ottobre, la Guida spirituale della Repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ribadito che è un "atto legittimo", insistendo sul fatto che la radice dei problemi della regione risiede esclusivamente nell'interferenza straniera e nelle azioni di Israele.
Il 25 dicembre in un raid dell'Idf è stato ucciso fuori Damasco il generale Sayyed Razi Mousavi, alto consigliere dei Guardiani della Rivoluzione islamica e responsabile del coordinamento dell'alleanza militare tra Siria e Iran. Il primo aprile Israele ha bombardato il consolato iraniano nella capitale siriana e assassina Mohammad Reza Zahedi, il comandante della Forza Quds dei Pasdaran a Damasco. Teheran ha promesso vendetta e meno di due settimane dopo ha lanciato un attacco diretto contro lo Stato ebraico, sparando circa 300 missili e droni che sono stati intercettati in massima parte dalle difese dello Stato ebraico, aiutato non solo dagli Stati Uniti ma anche da Paesi arabi della regione.
Il 30 luglio è stato colpito a morte a Beirut Fuad Shukr, l'alto comandante militare di Hezbollah, mentre il giorno dopo nel cuore di Teheran e' morto in un'esplosione Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas. L'Iran ha giurato di vendicarsi ma l'escalation temuta non si consuma per settimane. Il 27 settembre, Israele lancia un attacco nella roccaforte di Hezbollah a Beirut, uccidendo il leader del movimento, Hassan Nasrallah. Tre giorni dopo, Teheran lancia 180 missili e droni contro lo Stato ebraico, in massima parte intercettati.
- HOUTHI: Dall'avvio della guerra a Gaza, i ribelli yemeniti filo-iraniani lanciano ripetutamente missili e droni contro Israele in solidarietà con i palestinesi. Da dicembre cominciano anche a prendere di mira le navi che transitano nel mar Rosso e nel Golfo di Aden creando disagi al traffico marittimo internazionale, tanto da spingere l'Occidente a inviare una task force navale. Il 19 luglio, un drone lanciato dagli Houthi percorre 1.800 km ed esplode contro un palazzo nel centro di Tel Aviv, a un centinaio di metri dall'ambasciata Usa, uccidendo un 50enne e ferendo altre otto persone.
Nei mesi precedenti avevano rivendicato azioni anche contro città israeliane come Ashdod, Haifa ed Eilat, ma è la prima volta che arrivano a Tel Aviv. Il giorno dopo i caccia israeliani colpiscono obiettivi militari Houthi vicino a Hodeidah, facendo almeno 3 morti e 87 feriti. Il 28 settembre, gli Houthi rivendicano di aver sparato un missile balistico verso l'aeroporto internazionale Ben Gurion vicino a Tel Aviv, intercettato dalle difese israeliane. Un altro missile è stato lanciato il giorno precedente. Come ritorsione, il 29 settembre l'Idf bombarda centrali elettriche e il porto di Hodeidah insieme al porto di Ras Issa, facendo almeno quattro morti e 29 feriti.
- CISGIORDANIA: I Territori palestinesi occupati ribollono ben prima del 7 ottobre. Il 2023 è l'anno più letale dal 2005, con almeno 507 palestinesi uccisi, tra cui almeno 81 bambini. La situazione è andata deteriorandosi con il crescere degli attacchi dei coloni, che oltre alla sponda politica rappresentata dall'estrema destra al governo, hanno visto la guerra a Gaza come un'opportunità per apportare cambiamenti radicali in Cisgiordania. Le zone colpite in particolare sono le colline meridionali di Hebron e la valle del Giordano settentrionale. Secondo un rapporto dell'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) uscito a dicembre 2023, la situazione ha subito un "rapido deterioramento" dei diritti umani.
Alle violenze dei coloni, si sommano le operazioni anti-terrorismo dell'Idf, in particolare nel nord della Cisgiordania, a Jenin, Nablus e Tulkarem. Secondo l'Onu, 622 palestinesi, tra cui membri di gruppi armati e civili, sono stati uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, tra il 7 ottobre e fine agosto. Almeno 602 sono stati uccisi dalle forze israeliane, di cui 126 in attacchi aerei, e 11 da coloni israeliani. Tra i 6mila e i 7mila palestinesi sono stati arrestati, circa la meta' sottoposti a detenzione amministrativa. Sono aumentati anche gli attentati palestinesi, con almeno 18 morti israeliani fino ad agosto. Le ultime vittime sono i sette morti nell'attacco a Giaffa il 27 settembre pochi minuti prima dell'attacco missilistico iraniano.
- IRAQ: L''asse della resistenza' filo-iraniana attiva in Iraq ha dichiarato la sua solidarietà con i palestinesi dopo l'avvio della guerra contro Hamas e ha lanciato missili e droni. Gli attacchi sono aumentati in particolare dopo l'esplosione dei cercapersone in dotazione a Hezbollah e l'uccisione del leader Hassan Nasrallah. Kataib Hezbollah, una delle milizie più potenti all'interno di Iri, ha dichiarato di essere "pienamente pronta ad andare con loro fino alla fine, inviando combattenti, equipaggiamento e supporto, sia a livello tecnico che logistico". Il 20 settembre, un loro comandante, Abu Haider al-Khafaji, è stato ucciso in un attacco di droni israeliani contro il suo veicolo all'aeroporto di Damasco.
Il 25 settembre due droni vengono lanciati dall'Iraq, uno viene intercettato mentre l'altro colpisce il porto di Eilat, provocando danni e ferendo leggermente due persone. Le stesse milizie avevano lanciato sei droni carichi di esplosivo e missili da crociera verso il nord di Israele all'inizio della settimana precedente. La Resistenza islamica in Iraq ha rivendicato la responsabilità di quasi 170 attacchi contro obiettivi israeliani, con oltre il 70% solo nel settembre 2024, in concomitanza con l'escalation tra Israele e Hezbollah.
- SIRIA: Israele compie da tempo regolarmente raid aerei nel Paese di Bashar al-Assad, mai rivendicati: dall'inizio della guerra civile in Siria nel 2011, l'Idf ha effettuato centinaia di attacchi, prendendo di mira in particolare i gruppi filo-iraniani e le operazioni si sono intensificate dall'attacco di Hamas del 7 ottobre. Nel mirino in particolare i trasferimenti di armi e i centri di ricerca dediti allo sviluppo dei missili.