AGI - Israele ha colpito duramente il Libano e gli sciiti di Hezbollah, i cui cercapersone e radio sono state fatte detonare uccidendo almeno 34 persone e causando il
ferimento di altre migliaia. Un'operazione senza precedenti, per ricostruire la quale si è cercato di risalire all'origine degli apparecchi e individuare il momento in cui cercapersone e walkie talkie sono stati trasformati in esplosivi letali. In seguito alle prime esplosioni, avvenute lo scorso martedì, sono immediatamente circolate le immagini dei cercapersone con la scritta della casa produttrice: Gold Apollo, un'azienda di Taiwan finita immediatamente nel mirino, ma il presidente e fondatore, Hsu Ching-kuang, fermato dalle autorità, è stato rilasciato poco dopo essere stato interrogato.
Hsu Ching-kuang ha dichiarato che gli apparecchi non sono stati costruiti a Taiwan, ma dalla BAC Consulting KFT, una compagnia con sede a Budapest che ha acquisito la licenza di utilizzare il brand Gold Apollo. Una partnership iniziata nel 2021, proposta alla Gold Apollo da una misteriosa donna taiwanese di nome Teresa, rappresentante di BAC con cui in due mesi si è raggiunto un accordo.
Dall'Ungheria risulta che la BAC sia stata registrata a Maggio 2022, con un capitale sociale di solo 320 dollari e un unico proprietario, Cristiana Rosaria Barsony-Arcidiacono. Quest'ultima ha fornito dichiarazioni sfuggenti ed evasive e ha lasciato la città. Contemporaneamente il sito dell'azienda è sparito dalla rete. Il governo ungherese è intervenuto nella vicenda smentendo che gli apparecchi siano stati fabbricati in Ungheria e affermando che la BAC ha agito solo da intermediario.
Altro Paese finito nella mappa degli spostamenti dei cercapersone è la Bulgaria. La compagnia Norta Global Ltd, con sede a Sofia, sarebbe infatti coinvolta nella vendita dei cercapersone. Un coinvolgimento confermato anche da Telex, sito di informazione ungherese che si è occupato del caso, secondo cui BAC e Norta avrebbero agito di concerto. Parole che hanno scatenato la reazione del governo, che con un comunicato ha reso noto che "i cercapersone esplosi non sono stati importati, né esportati dalla Bulgaria" almeno ufficialmente.
I dubbi rimangono e il ministero dell'Interno ha annunciato un'indagine congiunta con i servizi di intelligence per verificare il ruolo di una compagnia che, a tutti gli effetti, risulta registrata in Bulgaria, ma di cui non sembra esserci traccia concreta, se non il nome del fondatore: il cittadino norvegese Rinson Jose. L'uomo, che vive in un tranquillo quartiere di Oslo, ha evitato di rispondere ai giornalisti e spiegare il ruolo di Norta e poi è sparito. Nelle stesse ore, come BAC, il sito web è stato cancellato e la sede di Sofia, vuota, è presidiata da un avvocato di nome Vladimir Kuzmanov che si è rifiutato di rispondere alle domande dell'agenzia Reuters. Anche i servizi segreti norvegesi sono al lavoro per chiarire il ruolo di Norta.
La scia lasciata dalle esplosioni di Beirut arriva fino al Giappone dopo che il nome di un'azienda locale è comparso sui walkie talkie esplosi giovedì. La Icom, con sede a Osaka, ha fatto sapere di aver smesso di produrre IC-V82 nel 2014. Tuttavia tra il 2004 e il 2014 il modello IC-V82 è stato largamente esportato sul mercato occidentale. La stessa azienda ha però specificato che si tratta di un modello "ampiamente contraffatto", con delle modifiche che in passato hanno spinto l'azienda ad adire alle vie legali. Il Segretario di Gabinetto giapponese Yoshimasa Hayashi ha già annunciato l'intenzione del governo di fare chiarezza su un eventuale coinvolgimento del Giappone.
Secondo il New York Times, che cita fonti di intelligence, la ungherese BAC non sarebbe altro che un'azienda creata ad hoc da Israele per confondere le acque. Inoltre i cercapersone esplosi nelle mani di Hezbollah sarebbero stati prodotti in una filiera separata rispetto a quelli destinati ad altri clienti e poi riempiti con esplosivo PETN. Una filiera di produzione che secondo ABC News, Israele ha portato avanti per 15 anni, creata per non creare sospetti. Finte aziende europee che hanno ingannato Hezbollah, che credeva di acquistare apparecchi fatti in Asia e invece si metteva in tasca una bomba pronta a esplodere al comando del nemico Israele.