AGI - Serve un cambiamento radicale, urgente e concreto. Ne va dell'esistenza dell'Ue". Lo ha dichiarato Mario Draghi nella conferenza stampa di presentazione del suo Rapporto sul Futuro della competitività europea. "Per la prima volta dalla Guerra fredda dobbiamo temere per la nostra autoconservazione", ha avvertito. "Questo rapporto esce in un momento difficile per il nostro continente. Dovremmo abbandonare l'illusione che solo la procrastinazione possa preservare il consenso. In realtà, la procrastinazione ha prodotto solo una crescita più lenta e non ha certamente ottenuto più consenso. Siamo arrivati al punto in cui, senza azione, dovremo compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà", ha spiegato l'ex premier italiano.
"Affinché la strategia delineata in questo rapporto abbia successo, dobbiamo iniziare con una valutazione comune della nostra posizione, degli obiettivi che vogliamo dare priorità, dei rischi che vogliamo evitare e dei compromessi che siamo disposti a fare", ha aggiunto Draghi. "Dobbiamo garantire che le nostre istituzioni elette democraticamente siano al centro di questi dibattiti. Le riforme possono essere veramente ambiziose e sostenibili solo se godono del sostegno democratico. E dobbiamo assumere una nuova posizione nei confronti della cooperazione: nell'eliminazione degli ostacoli, nell'armonizzazione di regole e leggi e nel coordinamento delle politiche", ha spiegato.
"Le esigenze di finanziamento richieste all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi sono enormi, ma gli investimenti produttivi sono deboli nonostante gli ampi risparmi privati. Per raggiungere gli obiettivi stabiliti in questo rapporto è necessario un investimento aggiuntivo annuo minimo di 750-800 miliardi di euro, in base alle ultime stime della Commissione, corrispondente al 4,4-4,7% del Pil dell'UE nel 2023. A titolo di confronto, gli investimenti nell'ambito del Piano Marshall tra il 1948 e il 1951 erano equivalenti all'1-2% del Pil dell'Ue. Per realizzare questo aumento, la quota di investimenti dell'Ue dovrebbe aumentare da circa il 22% del Pil attuale a circa il 27%, invertendo un declino pluridecennale nella maggior parte delle grandi economie dell'Ue", si legge nel Rapporto.
Draghi ha poi chiarito che "se gli ambiziosi obiettivi climatici dell'Europa saranno accompagnati da un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un'opportunità per l'Europa. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c'è il rischio che la decarbonizzazione possa andare contro la competitività e la crescita". "Nel medio termine, la decarbonizzazione aiuterà a spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita sicure e a basso costo. Ma i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo centrale nei prezzi dell'energia almeno per il resto di questo decennio. Senza un piano per trasferire i benefici della decarbonizzazione agli utenti finali, i prezzi dell'energia continueranno a pesare sulla crescita", ha evidenziato Draghi.