AGI - Si naviga a vista in Francia dove la nuova carta del presidente, Emmanuel Macron, per convogliare un consenso sulla scelta del nuovo premier, sembra essere già stata bruciata. Dopo le piste di Bernard Cazeneuve, l'ex premier socialista, di Thierry Beaudet, il 'tecnico' del Consiglio nazionale dell'Economia, Macron ha riprovato con l'opzione Xavier Bertrand per Matignon, ma il Raggruppamento Nazionale si è opposto, minacciando la censura in Assemblea.
"Sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti dei milioni di francesi che si sono espressi alle urne. Quindi censuriamo", ha affermato il partito di estrema destra, che mantiene una disputa tanto politica quanto personale con il partito presidente della Regione Hauts-de-France. Bertrand, che si vanta spesso di aver battuto due volte Marine Le Pen alle elezioni regionali, "è scandaloso e offensivo nei confronti della RN", hanno aggiunto coloro che intorno al partito sostengono il rifiuto di un'eventuale nomina del repubblicano a Matignon.
Chi 'censura' Bertrand
Anche l'alleato di RN, Eric Ciotti, ha fatto sapere che Bertrand sarebbe stato "censurato" se fosse stato nominato premier. "Non possiamo accettarlo", ha detto il primo vicesegretario del Partito socialista, Nicolas Mayer-Rossignol, durante una conferenza stampa, Ce n'è abbastanza per indebolire l'ipotesi discussa proprio di buon ora tra il presidente e i leader della destra Gèrard Larcher, Laurent Wauquiez e Bruno Retailleau, che avevano accettato di non bloccarla. A due condizioni, però: che Macron "si guardi intorno per assicurarsi che questa nomina non abbia una maggioranza di censura contro" e che "faccia propria il patto legislativo presentato da LR", hanno indicato fonti interne al partito.
L'Eliseo intanto fa sapere, attraverso fonti, che il presidente della Repubblica continua "a testare le ipotesi Xavier Bertrand e Bernard Cazeneuve", anche se sono previsti nuovi scambi con "altri gruppi e partiti politici".
La crisi politica in Francia dura da quasi due mesi, dopo aver spazzato via l'opzione Lucie Castets, candidata proposta dal Nuovo Fronte Popolare (NFP), il 26 agosto, la scelta si è orientata dapprima su Bernard Cazeneuve, il cui profilo ha infatti il doppio vantaggio di dividere la sinistra e di non essere respinto a destra.
Ma anche in questo caso, la RN ritiene "impossibile" appoggiare colui che è stato "l'ultimo primo ministro di Francois Hollande e che avrebbe seguito una politica di sinistra". D'altro canto, il partito della fiamma "accetterebbe un governo tecnico", fanno sapere fonti, che avrebbe il mandato "di mettere in atto una rappresentanza proporzionale nelle elezioni legislative" per "raggiungere la maggioranza in un anno", un nuovo scioglimento non sarebbe possibile prima del giugno 2025. Condizioni suscettibili di rilanciare la ricerca di una personalità della società civile.
Lunedì era emerso un terzo nome: quello di Thierry Beaudet, presidente del Consiglio economico, sociale e ambientale (Cese), sconosciuto al grande pubblico e con una sensibilità piuttosto di sinistra. Accolto giovedì e domenica all'Eliseo, questo insegnante qualificato, che ha fatto carriera nel settore delle mutue e che ha curato la Convenzione dei cittadini sulla fine vita, è apparso inizialmente come "un'opzione molto seria", ma l'idea, accolta con una certa benevolenza dalle parti sociali, ha suscitato molto meno entusiasmo all'interno della classe politica.
Sia a sinistra dove la socialista Carole Delga ha sottolineato che il interessato "non ha mai governato", sia nel campo presidenziale dove un dirigente macronista ha messo in dubbio la capacità di Thierry Beaudet di "andare nella fossa dei leoni all'Assemblea".
Anche il partito di Marine Le Pen sembra aver storto il naso: "Le sue rare posizioni politiche sono state contro il RN", osservano alcuni vicini alla dirigenza, mentre il vicepresidente Sèbastien Chenu lo ha addirittura descritto come "uno strumento nelle mani di Emmanuel Macron per aggirare la scelta dei francesi".