AGI - "Le Chiese non si toccano". "Pensando alla legge recentemente adottata in Ucraina, temo per la libertà di coloro che pregano". Papa Francesco ha così oggi espresso i suoi timori, nei saluti dopo l'Angelus, in merito decisione di Kiev di mettere al bando la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca.
"Non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana" ha detto, un giorno dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - che aveva incontrato il Pontefice a giugno al G7 in Italia - ha firmato il divieto trasformandolo in legge.
"Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione russa" ha aggiunto, "non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa".
Il disegno di legge votato lo scorso 20 agosto a Kiev a stragrande maggioranza, e che concede alle parrocchie interessate nove mesi di tempo per interrompere i legami con la Chiesa ortodossa russa, aveva suscitato l'immediata reazione del Patriarcato di Mosca che aveva commentato parlando di "evidente violazione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale nel campo della libertà religiosa". Il Patriarca Kirill si era rivolto quindi ai leader delle Chiese ortodosse locali, ma anche a numerose personalità religiose e a rappresentanti di organizzazioni internazionali per denunciare la messa al bando del governo di Kiev.