AGI - È arrivata una pesante condanna per Giacomo Passeri, 31 anni, pescarese, detenuto da un anno in una prigione non lontana dal Cairo, in Egitto.La conferma della sentenza è arrivata dalla Farnesina che ha pubblicato una nota con alcune precisazioni sulla vicenda che ha investito l'italiano. "Lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l'udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il Capo della Cancelleria Consolare dell'Ambasciata d'Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno - scrive ancora la Farnesina - l'Avvocato ha informato la Sede che il Signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo). Le Autorità egiziane accusano il Signor Passeri di averlo trovato in possesso di un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, da lui ingeriti, contenenti anche essi stupefacenti e, per tale motivo, lo hanno condannato per traffico internazionale di droga. In attesa della pubblicazione del dispositivo della sentenza, il legale ha comunque già informato l'Ambasciata dell'intenzione di presentare ricorso. L'Ambasciata - in stretto coordinamento con la Farnesina - sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione, attraverso costanti contatti con il legale del connazionale e ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza".
L'appello del fratello
In giornata era arrivato l'appello e il commento del fratello, Antonio Marco Passeri, all'AGI. "Mio fratello da un anno è in carcere e il 19 agosto scorso è stato condannato all'ergastolo, con 25 anni da scontare. È illegale quello che sta succedendo e, quindi, lanciamo un appello allo Stato italiano perché è l'unico che può darci una mano". Il giovane da un anno è rinchiuso nel Correctional and rehabilitation center di Badr, nel Nord del Cairo. "Mio fratello - dice Antonio Marco Passeri - era in vacanza in Egitto. Era in albergo e aveva mal di pancia. Ha chiesto di farsi visitare da un medico, ma non vedendolo arrivare ha deciso di uscire per andare in un ospedale. In albergo, però, gli hanno detto che non poteva uscire e poco dopo è arrivata la polizia che ha buttato giù la porta. È stato ammanettato, picchiato, intimidito e minacciato. Poi è svenuto ed è stato portato in ospedale con il sospetto che potesse avere della cocaina della pancia. Ma così non era: gli hanno fatto i raggi e un medico ha detto di lasciare stare il ragazzo perché aveva un appendice che stava per scoppiare". "Mio fratello - ha aggiunto Antonio Marco Passeri - è rinchiuso in una cella con altri 14 detenuti, ci sono mosche e cattivo odore. Fisicamente sta bene, ma è provato dal punto di vista psicologico. Faremo sicuramente ricorso, intanto lanciamo un appello allo Stato"