AGI - La chiamano 'Harrisnomics', è l'agenda della candidata presidenziale dem, Kamala Harris, presentata venerdì scorso in un comizio in North Carolina e pronta per essere lanciata ufficialmente alla Convention democratica che si apre oggi a Chicago.
La vicepresidente degli Stati Uniti l'ha presentata a Raleigh venerdì scorso e l'ha chiamata "l'economia delle opportunità". "La costruiremo Insieme" ha detto. "Un'economia - ha aggiunto - dove tutti possono competere e avere una reale possibilità di avere successo. Tutti, non conta chi siano e da dove partano, abbiano un’opportunità di costruire benessere per loro stessi e per i loro bambini".
I punti salienti della Harrisnomics
In sintesi lotta contro le corporation petrolifere, sostegno alla Silicon Valley, assistenza sanitaria gratuita per i più poveri, più tasse ai ricchi e sviluppo della edilizia popolare. Un programma che fa di Harris una specie di paladina dei consumatori e delle classi medio-basse.
L'evento è stato tenuto per svelare quali saranno le priorità nei primi cento giorni da presidente. Tra le proposte c’è un messa al bando federale sull'aumento dei prezzi che spingerà la Federal Trade Commission, l’autorità di controllo, ad avviare un'indagine per capire come e quanto le corporation hanno sfruttato i consumatori attraverso l'aumento dei prezzi.
La lotta all'emergenza abitativa
Harris ha lanciato un piano per affrontare l'emergenza abitativa per le classi medie e più povere, promettendo la costruzione di tre milioni di unita' abitative a prezzi calmierati entro la fine dei sul mandato di quattro anni. A queste misure si aggiunge un credito di imposta sui figli, riprendendo la misura già introdotta dal presidente Joe Biden e scaduta l'anno scorso.
"Io - ha spiegato Harris - mi concentrerò sull'eliminare la burocrazia inutile e togliere i regolamenti non necessari, mentre proteggerò i consumatori e creerò un ambiente economico stabile grazie a regole trasparenti". "La chiave per creare l'economia delle opportunità - ha sottolineato - è investire sulla nostra classe media. È decisivo".
La proposta di calmierare i prezzi ha generato critiche negli ambienti conservatori, ma anche da giornali progressisti come il Washington Post, che si è chiesto se "nel momento in cui ti accusano di essere comunista" - riferimento agli attacchi lanciati da Donald Trump - "forse non dovresti proporre di controllare i prezzi". La vicepresidente ha difeso il piano, sostenendo che la sua proposta punta ad aiutare le piccole attività che rispettano le regole e ad aumentare la competitività nella grande industria alimentare".
"I prezzi - ha spiegato Harris - sono ancora troppo alti. Io so che molte attività stanno creando lavoro, contribuendo alla nostra economia seguendo le regole, ma alcune no, e questo non è giusto. E noi abbiamo bisogno di agire".
L'accusa alle "tasse-Trump"
La vicepresidente ha attaccato la politica dei dazi di Trump sui prodotti di importazione, dicendo che "devasterà gli americani".
"Significherà - ha aggiunto - prezzi più alti su tutti i beni quotidiani. Una tassa Trump sul gas, una tassa Trump sul cibo, una tassa Trump sui vestiti, una tassa Trump sui medicinali da banco".
Harris ha inoltre accusato il suo avversario di volere nuovi tagli per i miliardari e le corporation, mentre lei punta ad alleviare i costi alla classe media e a quelle più basse. La vicepresidente non è scesa nei dettagli, ma è possibile che nei prossimi eventi elettorali Harris spiegherà meglio come intende intervenire, per garantirsi l'attenzione degli americani. Oggi voleva dare il messaggio che la sua amministrazione ha un'agenda economica - risposta agli analisti che chiedevano chiarezza in questo campo - e che interverrà sui prezzi dei beni di prima necessità e a sostegno della classe media, uno degli elementi chiave di questa campagna elettorale.