AGI - L'Onu denuncia un record "inaccettabile" di violenze contro gli operatori umanitari: 280 sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2023, un record alimentato dalla guerra a Gaza e che rischia di essere superato nel 2024. "La normalizzazione della violenza contro gli operatori umanitari e la mancanza di responsabilità sono inaccettabili, inconcepibili ed estremamente pericolose per le operazioni umanitarie ovunque", ha denunciato Joyce Msuya, capo ad interim dell'ufficio umanitario delle Nazioni Unite (Ocha), in occasione della Giornata umanitaria mondiale.
"Con 280 operatori umanitari uccisi in 33 paesi lo scorso anno, il 2023 è stato l'anno più mortale mai registrato per la comunità umanitaria internazionale", con un aumento del 137% rispetto al 2022 (118 morti), sottolinea Ocha in un comunicato stampa, utilizzando i dati di il database sulla sicurezza degli operatori umanitari che risale al 1997. Secondo questi dati, più della metà delle morti nel 2023 (163) sono operatori umanitari uccisi a Gaza durante i primi tre mesi della guerra tra Israele e Hamas, principalmente a causa di attacchi aerei. Il Sud Sudan, colpito dalla violenza civile e intercomunitaria, e il Sudan, dove dall'aprile 2023 infuria una guerra tra due generali rivali, sono gli altri due conflitti più mortali per gli operatori umanitari, con 34 e 25 morti rispettivamente.
Nella top 10 ci sono anche Israele e Siria (sette morti ciascuno), Etiopia e Ucraina (sei morti ciascuno), Somalia (cinque), Repubblica Democratica del Congo e Birmania (quattro ciascuno). Se i 280 morti nel 2023 rappresentano già un numero "scandaloso", "il 2024 potrebbe essere sulla strada verso un risultato ancora più mortale", avverte l'Onu. Secondo l'Aid Worker Security Database, tra il 1 gennaio e il 9 agosto 2024 sono stati uccisi 176 operatori umanitari (di cui 121 nei territori palestinesi), una cifra già superiore a quella della maggior parte degli anni interi precedenti (il record precedente era nel 2013 con 159 morti).