AGI - I negoziatori israeliani tornati dalle discussioni a Doha per un cessate il fuoco a Gaza, dove il numero delle vittime palestinesi ha ormai superato quota 40 mila, hanno "espresso il loro prudente ottimismo" a Benjamin Netanyahu. Lo riferisce l'ufficio del primo ministro di Tel Aviv. "Si spera che la forte pressione degli Stati Uniti e dei mediatori su Hamas possa far sì che l'opposizione a questa proposta americana sia rimossa" che, aggiunge il comunicato, "include elementi accettabili da Israele". Già venerdì Hamas aveva detto di rifiutare "nuove condizioni" di questa proposta, denunciando i "diktat americani".
Non solo ma sabato il dirigente del movimento islamista Osama Hamdan è stato più esplicito e ha detto ad Al Jazeera che "tutti capiscono" ora che Netanyahu e il suo governo non sono disposti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco. "Gli israeliani, nei negoziati di due giorni, hanno respinto il documento, presentato dagli americani il 24 giugno su iniziativa di Biden e l'intera risoluzione del Consiglio di sicurezza", ha affermato. "L'hanno respinto anche dopo che Hamas lo ha accettato durante i negoziati di due giorni. Sono contrari al documento e hanno nuove idee che non erano state discusse prima. Il principale ostacolo al raggiungimento di un accordo è Netanyahu. Lui era, ed è, l'ostacolo".
In precedenza il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si era detto ottimista sulle prospettive di un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza, ma aveva avvertito che era "ben lungi dall'essere chiuso". "Penso che abbiamo una possibilità", aveva detto ieri ai giornalisti, senza fornire ulteriori dettagli.
I negoziati del Cairo
Un'altra delegazione israeliana è attesa al Cairo per discutere le disposizioni per la riapertura del valico di frontiera di Rafah con funzionari egiziani, statunitensi e del Qatar, riporta il sito di notizie qatariota Al-Araby Al-Jadeed. La delegazione è descritta come "tecnica" e non sembra includere funzionari di alto rango. Secondo la testata, Netanyahu ha respinto una proposta egiziana e statunitense per il monitoraggio del valico, insistendo sul fatto che Israele svolga un ruolo nella supervisione della sicurezza al confine, nonostante l'offerta includa garanzie che Hamas non sarà in grado di utilizzare l'area per scopi militari. Il valico di frontiera di Rafah è chiuso da maggio, poiché l'Egitto si rifiuta di gestirlo mentre Israele mantiene una sua presenza.
Nella capitale egiziana ha fatto oggi tappa il ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, che, dopo aver visitato Libano, Israele e Territori Palestinesi, ha avuto un colloquio con l'omologo egiziano Bard Abdelatty, secondo il quale, in vista dei negoziati in agenda in Egitto la prossima settimana, "ci sono alcune lacune che stiamo affrontando", ma un patto "è possibile" se Israele e Hamas hanno la "volontà politica" di raggiungerlo.
In conferenza stampa congiunta, Abdelatty ha esortato la Francia a esercitare "maggiori pressioni" per contribuire a raggiungere un accordo a Gaza che "impedisca alla grave situazione nella regione di andare fuori controllo". Durante i colloqui bilaterali sono stati affrontati i "preparativi" e i "dettagli" del ciclo di negoziati che i mediatori - Stati Uniti, Egitto e Qatar - intendono tenere "prima della fine della prossima settimana al Cairo" con i rappresentanti di Israele e del gruppo islamista palestinese Hamas, con i quali "siamo in contatto". Abdelatty ha confermato che i negoziati, la cui data esatta non è stata ancora annunciata, si basano su una "proposta presentata dagli Stati Uniti" durante la "maratona" e i colloqui "intensi" di giovedì e venerdì a Doha.
Per l'Iran gli Usa non sono un mediatore neutrale
Il ministro degli Esteri iraniano ad interim, Ali Bagheri Kani, ha discusso da parte sua dei colloqui di Doha con il suo omologo del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. "Riferendosi all'aggressività e alla natura criminale dei sionisti a Gaza, ho messo in guardia contro l'inganno e la disonestà della banda criminale che governa Tel Aviv e del loro più importante sostenitore, gli Stati Uniti, al tavolo delle trattative", ha pubblicato su X.
"Fornendo armi da guerra ai sionisti, gli Stati Uniti sono essi stessi complici, non mediatori neutrali", ha aggiunto. In precedenza, Hamas aveva affermato che Israele, l'amministrazione statunitense e altre nazioni occidentali stavano fornendo "la copertura e il tempo necessari" affinché Israele potesse portare a termine un "genocidio barbaro".