AGI - Fonti della sicurezza israeliane ritengono che sia possibile per i negoziatori (Stati Uniti, Qatar ed Egitto) finalizzare un accordo sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi già durante i colloqui al vertice previsti per giovedì 15 agosto al Cairo o a Doha. E che l'accordo potrebbe essere messo in atto entro pochi giorni.
Secondo Channel 12 che questa sera cita valutazioni "positive" da parte di fonti anonime, si stanno facendo progressi per colmare le lacune tra Israele e Hamas sui termini di un accordo. Anche se il movimento islamista vorrebbe "applicare" il piano in tre fasi per una tregua a Gaza proposto dagli americani all'inizio di luglio, "piuttosto che condurre altri negoziati o avanzare nuove proposte".
In ogni caso tutto dipenderà se il primo ministro Benjamin Netanyahu e il capo di Hamas Yahya Sinwar saranno disposti a mostrare la "flessibilità" necessaria per concludere l'accordo.
L'ufficio di Netanyahu ha annunciato il 9 agosto che Israele avrebbe inviato i suoi negoziatori ai colloqui del 15 agosto "per finalizzare i dettagli dell'attuazione dell'accordo quadro". Un annuncio arrivato subito dopo che i mediatori hanno affermato in una dichiarazione congiunta che un accordo doveva essere concluso e attuato senza ulteriori ritardi.
Sempre secondo il servizio televisivo di Channel 12, il Qatar ha indicato che un documento contenente chiarimenti da parte di Israele su diverse questioni controverse è stato trasmesso ad Hamas prima dei colloqui. Inoltre, si è capito che Hamas sarà rappresentata al summit e quindi sarà possibile per i mediatori fare la spola tra le parti. Secondo quanto riferito alla CNN da una fonte israeliana, gli stessi mediatori hanno detto ai funzionari israeliani che Sinwar vorrebbe un accordo di cessate il fuoco che ponga fine alla guerra a Gaza. Ma "nessuno sa cosa voglia Netanyahu", racconta la fonte anonima alla rete.
Nello specifico, continua il canale televisivo, si ritiene che un accordo possa essere finalizzato entro giovedì tra Israele, Stati Uniti ed Egitto sugli accordi per la rotta Philadelphia lungo il confine tra Gaza ed Egitto e al valico di frontiera di Rafah. I mediatori accettano la richiesta di Israele che Hamas non sarà parte di questo accordo. Israele considera le procedure di sicurezza lungo il confine tra Gaza e Egitto come vitali per impedire ad Hamas di riprendere le sue importazioni di armi e materiali e quindi di rilanciare le sue capacità militari.
Le varie parti coinvolte nei negoziati stanno già discutendo anche i nomi degli ostaggi da rilasciare in base all'accordo e i nomi dei prigionieri di sicurezza palestinesi da rilasciare in cambio. Secondo Channel 12, Israele ha chiesto, e i mediatori riconoscono l'importanza di tale richiesta, che gli vengano forniti i nomi degli ostaggi da liberare prima che possa avere inizio l'attuazione dell'accordo. Inoltre Israele è pronto a essere flessibile sulle richieste di Hamas riguardo a quali prigionieri di sicurezza palestinesi sarebbero liberati e quali rilasci Israele porrebbe il veto.
A quanto si dice, Israele sta indicando che sarà più flessibile su questo tema se Hamas includerà più ostaggi viventi tra i 33 da liberare nella prima fase di 42 giorni dell'accordo previsto in tre fasi.
Intanto, allargando il discorso alle tensioni in Medio Oriente, due fonti anonime hanno detto al sito di notizie Walla che Israele è convinto che nei prossimi giorni l'Iran lancerà un attacco diretto al Paese in risposta all'assassinio di Ismail Haniyeh. Le fonti affermano che la Repubblica islamica potrebbe lanciare l'attacco prima dei colloqui per il cessate il fuoco e la presa degli ostaggi, previsti per giovedì.
La nuova valutazione dell'intelligence, scrive il Times of Israel, segna una svolta rispetto ai resoconti degli ultimi giorni secondo cui l'Iran stava riconsiderando la sua promessa di una dura risposta all'assassinio, di cui attribuisce la responsabilità a Israele, in mezzo a forti pressioni internazionali. La questione è divisiva all'interno dell'Iran. Il presidente Masoud Pezeshkian vuole evitare una risposta dura, mentre il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche vuole lanciare un attacco più grande di quello del 13-14 aprile.
Una delle fonti afferma che la situazione è "ancora fluida" a causa dei disaccordi. In ogni caso il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato alle reclute militari che Israele è pronto ad agire come mai prima se verrà attaccato in modo senza precedenti dall'Iran e da Hezbollah. "Abbiamo capacità significative. Spero che ne tengano conto e non scatenino una guerra su altri fronti", ha detto Gallant alle reclute alla base militare di Tel Hashomer. Il ministro ha aggiunto che Israele sta lottando per la propria esistenza in un "ambiente ostile". Alle reclute ha sottolineato che stanno arrivando in un momento storico sia "difficile" che "significativo".