AGI - Una delegazione sudanese è arrivata in Arabia Saudita per colloqui con i mediatori statunitensi sulle condizioni per la partecipazione del governo ai negoziati per il cessate il fuoco, che si terranno a Ginevra la prossima settimana. "Il governo sudanese ha deciso di inviare una delegazione guidata dal ministro dei Minerali, Mohammed Bashir Abu Namo, per discutere con gli Stati Uniti l'invito ai negoziati che si svolgeranno il 14 agosto", si legge in un comunicato governativo. La delegazione è arrivata nella città costiera saudita di Gedda per "discutere con i funzionari americani le condizioni del governo per partecipare ai colloqui di Ginevra", ha dichiarato ai media un diplomatico sudanese con sede nel regno.
Il mese scorso gli Stati Uniti hanno invitato le parti in guerra del Sudan a tenere colloqui per il cessate il fuoco, a più di un anno dallo scoppio dei combattimenti tra l'esercito regolare e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf). L'Rsf, in lizza per il controllo del Sudan, ha prontamente accettato l'invito degli Stati Uniti. Il ministero degli Esteri, fedele all'esercito, ha affermato che i negoziati devono essere preceduti da "ulteriori discussioni". Qualsiasi iniziativa di pace "deve riconoscere, invitare e consultare lo Stato sudanese", ha dichiarato a fine luglio il governatore de facto del Paese e capo dell'esercito, il generale Abdel Fattah al-Burhan, riferendosi al suo governo. "Non deporremo le armi finché non avremo ripulito il Paese da ogni cospiratore e da ogni ribelle", ha giurato.
I colloqui di Ginevra saranno co-ospitati dall'Arabia Saudita e includeranno l'Unione Africana, l'Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e le Nazioni Unite come osservatori, ha dichiarato Washington. Alessandra Velluci, portavoce delle Nazioni Unite a Ginevra, ha dichiarato che "non si tratta di un'iniziativa dell'Onu, ma naturalmente accogliamo con favore tutte le iniziative che possono essere utili per risolvere la crisi in Sudan".
La guerra in corso dall'aprile 2023 tra le forze di Burhan e quelle fedeli al comandante paramilitare Mohamed Hamdan Daglo ha ucciso decine di migliaia di persone, sradicato milioni di persone e innescato una grave crisi umanitaria e allarmi di carestia. I precedenti negoziati a Gedda non sono riusciti a porre fine ai devastanti combattimenti. Entrambe le parti sono state accusate di crimini di guerra, tra cui l'aver deliberatamente preso di mira i civili, mentre i combattimenti hanno inferto gravi colpi al già fragile sistema sanitario del Sudan e hanno indotto molte organizzazioni umanitarie a cessare le operazioni nel Paese. Sia l'esercito che l'Rsf sono stati accusati di aver saccheggiato gli aiuti umanitari.