AGI - A un mese dall'inizio delle sanguinose proteste studentesche nel Bangladesh, che hanno già provocato la morte di centinaia di persone, oggi c'è stata una repentina accelerazione e la leader del governo, la contestata Sheikh Hasina, ha lasciato in elicottero la sua residenza a Dacca, diretta in India. Il palazzo è stato preso d'assalto dai manifestanti secondo le immagini mostrate dai canali Tv locali. Sheikh Hasina, 76 anni, è a capo del governo del Paese da 170 milioni di abitanti dal 2009 e l'ha sempre diretto con il pugno di ferro.
Solo ieri, nella dura repressione delle proteste sono morte 94 persone che portano a oltre 300 il bilancio totale delle vittime dall'inizio del movimento. All'inizio, le proteste nascevano dalla richiesta pacifica degli studenti universitari per avere un maggiore accesso ai posti di lavoro nella pubblica amministrazione, finora in gran parte destinati ai veterani della guerra di indipendenza di oltre mezzo secolo fa.
Circa 18 milioni di giovani, secondo le stime diffuse dalla BBC, sono senza lavoro e fra i laureati il tasso di disoccupazione è particolarmente elevato. Ma dopo le prime fasi, il movimento si è allargato ad altre fasce sociale e a contestare l'intera attività del governo. La prima ministra ha sempre rifiutato il dialogo, liquidando i promotori delle proteste come terroristi destabilizzatori, e il governo ha decretato un drastico coprifuoco. Ieri il responsabile Onu per i diritti umani ha chiesto al governo di porre fine alla violenza, "rilasciare immediatamente coloro che sono detenuti arbitrariamente, ripristinare il pieno accesso a Internet e creare le condizioni per un dialogo significativo".
Nei 15 anni di potere di Sheikh Hasina, il Bangladesh ha registrato elevati tassi di crescita, con l'uscita dalla povertà di oltre 25 milioni di persone in 20 anni secondo la Banca mondiale. Ma permangono le disuguaglianze, il governo favorisce i suoi sostenitori e la corruzione è molto presente, secondo quanto denunciano gli oppositori. Recentemente, la stessa premier ha rivendicato un'azione contro la corruzione, riconoscendo che si tratta di un problema antico per il Paese. Oltre alle accuse di corruzione, molti attivisti per i diritti umani sottolineano che lo spazio per l'attività democratica si è ridotto negli ultimi 15 anni.
"Per tre elezioni consecutive, non c'è stato alcun processo elettorale credibile, libero ed equo", ha detto alla BBC Meenakshi Ganguly, direttore per l'Asia meridionale di Human Rights Watch.Il principale partito di opposizione, il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), ha boicottato le elezioni nel 2014 e nel 2024 affermando che elezioni libere ed eque non erano possibili sotto Hasina e che voleva che le elezioni si svolgessero sotto un'amministrazione provvisoria neutrale. I gruppi per i diritti umani affermano inoltre che più di 80 persone, molte delle quali critiche al governo, sono scomparse negli ultimi 15 anni e che le loro famiglie non hanno informazioni su dove si trovino. Le proteste studentesche sono probabilmente la sfida più grande che Hasina ha dovuto affrontare da quando ha ripreso il potere nel 2009, tanto da spingerla alla fuga.