AGI- Con una mossa ampiamente prevista, l'autorità elettorale venezuelana ha ratificato la vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali di domenica scorsa, ma non ha convinto chi, sia a livello interno che internazionale, considera il risultato frutto di brogli. Dopo che gli Stati Uniti hanno rifiutato di riconoscere il presidente, rivendicando invece la vittoria elettorale per il candidato dell'opposizione, altri quattro Paesi dell'America latina
hanno dichiarato di considerare presidente Edmundo Gonzalez Urrutia: Argentina, Uruguay, Ecuador e Costa Rica. Il Perù lo aveva già fatto martedì.
Mentre l'opposizione afferma di avere le prove di una vittoria con il 67% dei consensi, secondo i dati "ufficiali" del Consiglio elettorale nazionale, Maduro ha ottenuto il 52%, Gonzalez il 43%. Il ritardo nella diffusione dei risultati, ha spiegato il capo dell'autorità elettorale, è da ricondurre a "massicci attacchi informatici provenienti da diverse parti del mondo".
Erede del leader socialista bolivariano Hugo Chàvez, Maduro, 61 anni, al potere dal 2013, viene quindi ufficialmente rieletto per un terzo mandato fino al 2031, fra le proteste dell'opposizione che contesta frodi massicce.
Ieri la leader dell'opposizione Marìa Corina Machado, dichiarata ineleggibile dal governo e sostituita all'ultimo momento da Gonzalez, ha convocato manifestazioni per domani "in tutte le città" del paese per affermare "la vittoria storica" del suo candidato. La dura repressione delle proteste da parte del presidente ha già provocato almeno 11 morti secondo le stime delle organizzazioni di diritti umani, mentre le autorità denunciano la morte di un soldato. Lo stesso Maduro ha minacciato chi non riconosce la sua vittoria di essere processato per "tradimento", e di avere in programma l'apertura di nuove carceri per contenere tutti i "traditori".
Dopo che il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha dichiarato di considerare sicura la vittoria dell'opposizione, con un vantaggio quantificabile in "milioni di voti", Maduro ha chiesto che gli Stati Uniti non si immischino negli affari venezuelani. Il Peru' era stato il primo paese martedì a riconoscere Edmundo Gonzalez Urrutia come presidente eletto "legittimo", spingendo Caracas a rompere le relazioni diplomatiche con Lima: oggi la presidente Dina Boluarte, ha difeso la "ferma posizione" del suo governo contro le "frodi elettorali in Venezuela", commentando l'impegno della sua politica estera verso i principi di difesa di pace, libertà e democrazia.