AGI - In Venezuela è guerra sui risultati elettorali dopo la diffusione dei dati delle presidenziali di domenica sul nuovo portale dell'opposizione, mentre la repressione delle proteste contro il presidente rieletto Nicolas Maduro hanno finora causato 12 morti, decine di feriti e 749 arresti. Allo stesso tempo si stanno inasprendo i rapporti tra il governo del presidente chavista Maduro e otto Paesi della regione che non riconoscono la sua vittoria, Peru' in primis.
A chiedere a gran voce piu' trasparenza e la pubblicazione dei registri di voto sono anche gli Stati Uniti e l'Unione europea. In base al conteggio interno delle presidenziali di domenica, pubblicato sull'apposito sito dell'opposizione venezuelana 'Resultadosconvzla' - che rivendica la vittoria - e rilanciato dalla popolare leader Maria Corina Machado, su l'81,21% dei verbali digitalizzati, il candidato Edmundo Gonzalez Urrutia ha ottenuto più di 7,1 milioni di voti, contro 3,2 per Maduro.
Sempre secondo la stessa fonte il tasso di partecipazione e' stato del 60,19%. Questi dati vanno in contrasto con quelli diffusi dal Consiglio elettorale nazionale (Cne), secondo i quali Maduro ha vinto con 51% delle preferenze, contro 44% per il suo rivale Gonzalez: si tratta di risultati parziali, corrispondenti all'80% dello scrutinio, e non verificabili. Per il Carter Center, con sede negli Stati Uniti, i cui inviati hanno osservato lo scrutinio, le elezioni di domenica non hanno rispettato i criteri internazionali di integrità elettorale quindi non possono essere considerate democratiche, chiedendo la pubblicazione dei risultati dettagliati dei seggi elettorali.
In risposta all'escalation di proteste ai quattro angoli del Venezuela, il presidente ha dichiarato che l'opposizione sarà ritenuta responsabile della "violenza criminale, dei feriti, dei morti, della distruzione" associati alle manifestazioni dei sostenitori dell'opposizione. Il presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana, Jorge Rodriguez, ha affermato che sia Gonzalez che Machado "dovrebbero essere arrestati", accusandoli di essere responsabili dei disordini post-elettorali. "Maria Corina ed Edmundo devono essere arrestati. Non negoziamo con il fascismo, applichiamo tutto il rigore delle leggi della Repubblica", ha detto durante una seduta dell'Assemblea Nazionale.
"A coloro che credevano che seminando il terrore avrebbero ottenuto la vittoria. E' successo il contrario. Scenderemo in piazza per combattere i terroristi e celebrare la pace e i risultati delle elezioni", ha aggiunto Rodriguez, che era anche capo della campagna di Maduro. Il Ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino ha assicurato che il presidente ha la "lealtà assoluta e il sostegno incondizionato" delle forze armate e ha giurato di "preservare l'ordine interno".
Per il secondo giorno consecutivo migliaia di venezuelani hanno preso parte a una manifestazione pacifica di sostegno all'opposizione, un giorno dopo che 12 persone sono morte e decine sono rimaste ferite nelle proteste contro la vittoria contestata. Secondo l'Ong per i diritti umani Foro Penal, tra le vittime ci sono due minorenni, denunciando "una crisi dei diritti umani".
Contrastante il bilancio degli arresti, almeno 177 per Foro Penal, mentre il procuratore generale Tarek William Saab ha dichiarato che 749 "criminali" sono stati arrestati, accusati di resistenza all'autorita' o, "nei casi piu' gravi, di terrorismo". L'esercito ha riportato un morto e 23 feriti tra i suoi ranghi. Sintomatiche del clima di incertezza che vige nel Paese, le lunghe code che si sono formate ieri nei negozi e nei supermercati di Caracas, dove i residenti si rifornivano di cibo, carta igienica e sapone.
A livello regionale e internazionale si sono moltiplicati gli appelli affinché il Consiglio nazionale elettorale proceda alla pubblicazione della ripartizione dettagliata dei voti espressi domenica scorsa, a conferma dell'effettiva vittoria di Maduro. L'Organizzazione degli Stati Americani ha denunciato una "eccezionale manipolazione" dei risultati.
Il governo peruviano ha riconosciuto Gonzalez come il "legittimo" presidente eletto del Venezuela, portando Caracas a interrompere le relazioni diplomatiche bilaterali con Quito, a ritirare il personale diplomatico da otto Paesi latinoamericani critici e a chiedere agli inviati di quelle nazioni di lasciare il territorio nazionale. Il Costa Rica ha anche offerto asilo politico a Gonzalez e Machado. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, hanno parlato telefonicamente della crisi in Venezuela e hanno concordato sulla necessità di pubblicare al più presto i dati di voto.
"I due leader hanno concordato sulla necessità che le autorità elettorali venezuelane rendano immediatamente pubblici i dati di voto completi, trasparenti e dettagliati provenienti dai seggi elettorali", ha dichiarato la Casa Bianca in un comunicato. La presidenza Usa ha sottolineato che "qualsiasi repressione politica o violenza contro i manifestanti o l'opposizione è ovviamente inaccettabile".
"Ribadisco che le autorità venezuelane devono garantire la trasparenza e l’integrità del processo elettorale verificando in modo indipendente i verbali ufficiali delle votazioni ("actas") dei seggi elettorali. L'Unione europea sollecita il Cne a fornire accesso immediato ai verbali di voto di tutti i seggi elettorali. Finché i verbali di voto non saranno resi pubblici e verificati, i risultati delle elezioni cosi' come sono già' stati dichiarati non potranno essere riconosciuti", ha detto l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell.
"Il popolo venezuelano ha sopportato per molti anni una crisi economica, politica e sociale senza precedenti. L'Ue ha sempre sostenuto che la via d'uscita da questa crisi e' attraverso le elezioni e che questa rimane l'unica soluzione. In questi tempi difficili, è importante che le dimostrazioni e le proteste siano pacifiche. Le forze di sicurezza devono garantire il pieno rispetto dei diritti umani, in particolare il diritto di protestare e il diritto alla libertà di riunione", ha concluso il capo della diplomazia europea. Infine il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk ha riferito di essere "estremamente preoccupato per le crescenti tensioni in Venezuela, con preoccupanti notizie di violenza".