AGI - Sono passati 4 anni da quando il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha convertito in moschea la Basilica di Santa Sofia, uno dei più importanti, famosi e visitati monumenti di Istanbul. Si è trattato dell'ultimo capitolo di una storia pluricentenaria che non ha però scalfito il fascino di quella che, in origine, ha servito per 916 anni come chiesa bizantina, fu convertita in moschea una prima volta con la conquista ottomana della città nel 1453 per poi divenire un museo nel 1934 e rimanere tale fino al 2020.
Si trattò di un vero e proprio colpo di mano, una conversione per Erdogan significò "la realizzazione di un sogno di gioventù". Nonostante questa controversa decisione il fascino di Santa Sofya è rimasto intatto e in 4 anni si conta che un totale di 25 milioni di persone la abbiano visitata. Durante la stagione turistica sono infatti circa 50 mila i visitatori che ogni giorno fanno la fila per entrare a Santa Sofya. C'è chi vi si reca per pregare, ma continuano a essere tantissimi i turisti, nonostante da pochi mesi un biglietto di ingresso sia tornato obbligatorio per i non fedeli.
I 25 euro del costo di ingresso, sicuramente non pochi, non hanno scoraggiato i tantissimi che anche questi giorni affrontano lunghe code sotto il sole per poter ammirare i marmi, l'imponente vota e i mosaici all'interno della struttura. Proprio la decisione di coprire alcuni di questi, la cui bellezza colpi' anche il sultano Mehmet che conquistò Istanbul e decise di lasciarli intatti, fu fonte di polemiche 4 anni fa. La vista di alcuni mosaici è infatti ormai impossibile per via dei teli che, in linea con le imposizioni islamiche, impediscono raffigurazioni umane.
Tuttavia la fine di un recente restauro ha permesso la riapertura del piano superiore e Santa Sofia è di fatto divenuta un punto di incontro tra fedeli musulmani che vi si recano in preghiera e turisti di tutto il mondo. La conversione di 4 anni fa fu possibile grazie a una decisione del Consiglio di Stato turco, che annullò il decreto che la rese un museo nel 1934.
La conseguente conversione da parte del governo fu un vero e proprio atto di forza da parte di Ankara, attuato nonostante critiche ricevute da Unione Europea e Stati Uniti. La frase che Erdogan più di tutte ripeté in quelle settimane fu: "Santa Sofia ci appartiene perché è stata conquistata e la Turchia può farne ciò che vuole". A spingere e premere sul consiglio di Stato però non fu solo Erdogan, ma gran parte dell'opinione pubblica e partiti che non digerirono le proteste giunte dalla Grecia per la preghiera islamica recitata nella ex basilica poche settimane prima.
Il 29 maggio infatti si celebra l'anniversario della conquista di Costantinopoli da parte delle truppe ottomane ed Erdogan e altri membri del governo tradizionalmente si recano a Santa Sofia per una preghiera, consuetudine iniziata poco prima della conversione.
"Inaccettabile l'utilizzo di un sito destinato ad altri culti", secondo Atene, che per lo stesso motivo si rivolse poi all'Unesco scatenando la reazione dello stesso Erdogan, che ricordò che nella capitale greca "non è rimasta neanche una moschea" e infiammò l'opinione pubblica turca. Nelle settimane precedenti la conversione spopolò l'hashtag #AyaSofyacamiolacak "Santa Sofia sarà moschea.
Una circostanza che ingolosi' la politica e attirò l'attenzione di Erdogan che fiutò l'occasione per "realizzare un sogno" che apparteneva a una intera generazione legata all'islam politico. Secondo i media turchi il presidente commissionò appositamente un sondaggio per comprendere quanto l'opinione pubblica fosse a favore di una conversione che ha rischiato seriamente di ledere relazioni con Europa e Usa. Dal sondaggio finito sul tavolo di Erdogan, relativo l'elettorato di 4 dei 5 partiti che siedono in parlamento, risultò che il 90% degli elettori dell'Akp e dell'alleato nazionalista Mhp fosse a favore della conversione, cosi' come il 70% dei nazionalisti di opposizione di Iyi parti e ben il 40% del laico e repubblicano Chp.
Inaugurata nel 537 per volere dell'imperatore Giustiniano, Santa Sofia ha servito come basilica greco-cattolica per poco meno di un secolo, per poi essere trasformata in moschea dal sultano Mehmet, che con le sue truppe fece ingresso a Costantinopoli il 29 maggio 1453 dopo un assedio di 54 giorni e altri 23 tentativi da parte di sultani ottomani. Il successo di Mehmet fu dovuto al mancato arrivo dei rinforzi che il Papa aveva promesso all'imperatore Costantino. Il sultano, da allora in poi soprannominato Fatih 'il conquistatore', richiamò nella città i sacerdoti di ognuna delle religioni delle comunità che vi vivevano e garanti' loro libertà di culto, ma nonostante questo decretò che Santa Sofia da quel momento in poi sarebbe stata una moschea. Nel 1934, dopo la fine dell'impero ottomano e la fondazione della repubblica turca, Santa Sofia diventa un museo, status che conserverà fino al 2020.