AGI - Non si è fatta attendere la risposta di Israele all'attacco sferrato dagli Houthi su Tel Aviv, dove una persona è morta venerdì scorso in un'esplosione causata da un drone. Ieri sera per la prima volta i caccia dello Stato ebraico hanno colpito lo Yemen, da anni sotto il parziale controllo dei ribelli filoiraniani, con un raid sulla città portuale di Hodeida, dalla quale partirebbero molti dei missili e dei droni che stanno intralciando il traffico marittimo nel Mar Rosso.
All'alba, inoltre, l'aviazione di Israele ha bombardato due depositi di armi nel Sud del Libano appartenenti alla milizia sciita Hezbollah, altro grande alleato regionale di Teheran, dove venivano conservati razzi e altri armamenti. Secondo le autorità Houthi, gli aerei israeliani hanno colpito "depositi di carburante e una centrale elettrica" in un'operazione che ha causato sei morti e 90 feriti, quasi tutti ustionati gravi. Le vaste fiamme sprigionate dall'incendio seguito all'attacco hanno divampato per tutta la notte, con enormi colonne di fumo sollevatesi nel cielo.
Yahya Saree, portavoce militare degli Houthi, ha promesso una rappresaglia contro "obiettivi vitali del nemico sionista" e ha ribadito che Tel Aviv "non è una zona sicura". In mattinata i miliziani sostenuti dall'Iran hanno rivendicato di aver mandato a segno un assalto con missili e droni contro la città israeliana di Eilat e di aver attaccato una nave statunitense nel Mar Rosso. Israele ha invece affermato che i proiettili lanciati contro Eilat sono stati intercettati e distrutti. La Difesa americana, da parte sua, ha riferito di aver abbattuto un drone nel Mar Rosso
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha condannato i raid sullo Yemen paventando "un'escalation e un'espansione della guerra a seguito delle pericolose intemerate israeliane". Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che domani partirà per gli Stati Uniti, ha ricordato che Israele è "in grado di colpire ovunque" e ha invitato la comunità internazionale a "sostenere la lotta di Israele contro l'Iran e le sue metastasi" nello Yemen, a Gaza e in Libano. Netanyahu decollera' verso Washington lasciandosi alle spalle qualche polemica interna.
Due membri del suo gabinetto di sicurezza israeliano - il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e il ministro della Giustizia, Yariv Levin - non hanno infatti partecipato al voto che ha dato il via libera all'operazione, lamentando di essere stati convocati con appena 45 minuti di preavviso, senza avere quindi il tempo di discutere l'attacco a Hodeida, riferisce Canale 12. Il vertice, fa sapere l'emittente israeliana, era stato convocato dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Tzachi Haneghbi, che avrebbe intimato ai ministri di non avviare alcun dibattito. Il raid sarebbe addirittura iniziato quando la riunione, durata quattro ore e convocata eccezionalmente durante lo Shabbat, era già in corso. Smotrich, scrive Walla, avrebbe rifiutato di partecipare alla seduta perché la Difesa aveva avvertito il Parlamento dell'attacco a operazione ormai avviata.
"Ho chiesto di non prendere parte al voto perché dettagli che ci avrebbero consentito di giungere a una decisione non erano stati comunicati al gabinetto", ha scritto Smotrich in una lettera, ottenuta da Canale 12, con la quale ha spiegato la sua decisione, "la questione è stata messa al voto dopo i fatti, come una timbratura". Pur non condividendo il metodo, Smotrich ha pero' assicurato di essere d'accordo con il merito. "Mi fido della decisione del primo ministro", ha scritto ancora Smotrich, "allo stesso tempo, possiamo e dobbiamo fare di più".
L'attacco, era stato approvato ieri mattina dal ministro della Difesa, Yoav Gallant, durante un incontro con i vertici delle forze armate ed era stato lanciato prima della riunione del gabinetto di sicurezza, che deve approvare ogni iniziativa che possa portare a un conflitto, così da non perdere la finestra di opportunità. Secondo Canale 12, Israele, prima di colpire Hodeida, aveva avvertito gli Stati Uniti e altri partner regionali, tra cui "presumibilmente" l'Egitto. Non è chiaro, ma è probabile, se fosse stata informata anche l'Arabia Saudita, che in Yemen sostiene il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, relegato nelle aree desertiche dell'Est del Paese dopo una guerra civile che dura ormai da dieci anni. Nondimeno, subito dopo il blitz, il ministero della Difesa di Riad si è affrettato a chiarire che il Regno "non permetterà a nessuno di violare il suo spazio aereo" e "non ha alcuna relazione o partecipazione nel raid su Hodeida".
Nella capitale statunitense, Netanyahu avrà un colloquio con il presidente Usa, Joe Biden, martedì alle ore 12:00 locali e il giorno dopo terrà un discorso al Congresso in seduta congiunta. Non ci sono pero' al momento segnali concreti di una disponibilità del premier israeliano ad accettare l'accordo di tregua con Hamas sostenuto da Biden, che porterebbe alla liberazione dei superstiti tra gli ostaggi catturati dagli islamisti nell'offensiva del 7 ottobre, innesco di un conflitto dove finora avrebbero perso la vita quasi 39 mila palestinesi, per lo più civili.
Nella serata di ieri nuovi attacchi israeliani hanno colpito i campi profughi di Burej e Nuseirat, nel centro della Striscia. Secondo l'agenzia Anadolu, ci sarebbero dieci vittime, tra cui il giornalista Moatasem Ghorab, centosessantaduesimo cronista a perdere la vita dall'inizio della guerra. L'esercito israeliano, da parte sua, ha comunicato di aver "effettuato operazioni mirate contro molteplici strutture militari" dove erano stati rinvenuti "vari tipi di armi" e di aver scoperto nuove "infrastrutture terroristiche" nell'area di Rafah, a Sud del territorio palestinese, dove sarebbe stata eliminata una "cellula armata" che aveva affrontato le truppe di Tel Aviv e sono stati smantellati "tunnel terroristici e infrastrutture sotterranee" nella zona di Tal al Sultan.